Se i distretti del Mezzogiorno nel 2017 hanno ottenuto un risultato positivo nelle esportazioni, mettendo a segno un +3,6%, pari a 254 milioni di euro aggiuntivi rispetto al 2016, lo devono in particolare alla performance della Puglia col suo +7,7%: 225 milioni di euro in più del 2016. È quanto emerge dal Monitor dei distretti di Intesa Sanpaolo.
Monitor in cui si rileva la «crescita a doppia cifra per la meccatronica barese (+15,1%), distretto capofila del Mezzogiorno che nel 2017 torna in territorio positivo sperimentando la maggior crescita in valore tra i distretti del Mezzogiorno». Si segnala infatti un valore di 1,2 miliardi di euro dell’export, 161 milioni in più del 2016. Gli Usa, in particolare, hanno contribuito alla ripresa dell’export della meccatronica e del polo aeronautico.
Intesa Sanpaolo segnala come «molto positiva» anche la performance dell’export di calzetteria-abbigliamento del Salento, con un incremento del 29,8%. E ancora, «tornano in territorio positivo l’ortofrutta del Barese (+9,7, 57 milioni di euro aggiuntivi), l’ortofrutta e le conserve del Foggiano (+4,1) e riprendono a crescere anche olio e pasta del Barese (+3,7)». Bene anche l’abbigliamento del Barese, +5,9%, mentre registra un pesante -10% il mobile imbottito della Murgia.
Le principali destinazioni dell’export sono state la Germania per l’ortofrutta del Barese (+27,5%), la Svizzera (+57,4%) per calzetteria e abbigliamento del Salento, la Spagna (+17,1%) per le calzature del Nord Barese, mentre la meccatronica ha registrato +271,3% negli Usa, +36,3% in Cina, +18,5% in Turchia, +12,4% in Slovenia.
«Il 2017 ha registrato segnali positivi che stanno migliorando nel primo semestre del 2018 - commenta Roberto Bianco, presidente della sezione metalmeccanica di Confindustria Bari e Bat -. La crescita è sostenuta dalla domanda delle imprese e dagli investimenti di Industria 4.0. Dai privati è ripartita la richiesta di impianti innovativi e “intelligenti”. In calo, invece, la domanda della pubblica amministrazione per una questione di risorse. Nella mia azienda, la Icam, la parte relativa all’archiviazione automatica dei documenti, segmento che riguarda il pubblico, la stiamo riducendo». Per Bianco, «export, rilancio della domanda dopo anni di calo e di incertezza e spinta di Industria 4.0 hanno creato il mix giusto. Sulla conoscenza e sulla diffusione di 4.0 abbiamo lavorato molto, adesso è importante farne uno standard, un dato produttivo, per consolidare la crescita e avere prodotti tecnologici e flessibili».
«Nel Salento il calzaturiero e l’abbigliamento si sono messi alle spalle anni pesanti che hanno portato la perdita di migliaia di posti di lavoro e sono tornati a crescere - afferma Giancarlo Negro, presidente di Confindustria Lecce -. Due i motivi: la decisione di aziende italiane leader di rivedere la politica sulle delocalizzazioni degli anni scorsi e il riorientamento delle nostre imprese dal basso verso l’alto, puntando su una produzione di qualità». Negro segnala che nel Salento va bene anche il turismo, «malgrado quest’avvio di stagione veda rapporti conflittuali tra operatori, amministrazioni e soprintendenze, con stabilimenti partiti in ritardo rispetto all’apertura programmata. E il turismo che attrae, trascina anche l’agroalimentare di qualità».
«L’aerospazio ha superato il momento di criticità e l’arrivo di un nuovo investitore ha rimesso in pista aziende come Gse - sostiene Giuseppe Marinò, presidente di Confindustria Brindisi -. L’aerospazio a Brindisi c’è e rimarrà. Certo, abbiamo dovuto misurarci con le scelte di grandi gruppi che hanno internalizzato lavorazioni prima date all’esterno, ma qui si tratta anche di non prestare il fianco dividendoci. Parti sociali e istituzioni devono ritrovare una visione comune. È importante, per esempio, che gruppi storici come Sanofi nella farmaceutica continuino a investire a Brindisi».
«Taranto ha grandi potenzialità - evidenzia Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto -. Solo negli ultimi giorni ci sono stati il lancio, da parte di Invitalia, del progetto di riconversione e riqualificazione dell’area industriale di crisi con risorse per 30 milioni, l’avvio della gara europea, da parte del commissario alle bonifiche, per il disinquinamento di Mar Piccolo con 32 milioni di budget, l’accordo Comune-Regione per la riqualificazione del rione Tamburi con 40 milioni. Progetti importanti, certo, ma se non ridiamo alle imprese visibilità e certezze sulla grande questione Ilva, difficile che si possa allentare la crisi che stiamo attraversando».
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