Il tema della sostenibilità è ormai centrale anche per quanto riguarda la governance delle imprese. Un ruolo che si gioca lungo più direttrici, delle quali però due assumono un particolare rilievo: da un lato quello dei compensi agli amministratori esecutivi, dall’altro quello del ruolo nel cda degli amministratori non esecutivi.
Secondo un recente studio sui compensi dei consigli di amministrazione delle società del Ftse Mib 2018, curato dalla Luiss Business School e da EY, «si iniziano a rilevare casi in cui nei sistemi di misurazione della performance e di incentivazione del top management sono presi in considerazione indicatori di sostenibilità non finanziari, in risposta a una sempre maggiore attenzione da parte degli stakeholder a temi Esg (ambiente, società e governance, ndr)».
Un altro segnale indiretto di attenzione alle tematiche della sostenibilità è anche il fatto che il 50% delle società oggetto dell’indagine abbia lanciato un piano incentivazione a lungo termine. Il tema della sostenibilità e quello dell’attenzione al lungo termine non sono infatti strettamente connessi, ma in qualche modo viaggiano di pari passo.
L’altro aspetto, ovvero quello relativo al ruolo dei consiglieri non esecutivi, è stato recentemente oggetto di un’altra ricerca, pubblicata in occasione della terza edizione della Integrated governance conference (Igc), da Nedcommunity (associazione di amministratori indipendenti). Secondo questa indagine i fattori Esg sono al centro dei lavori dei consigli di amministrazione. A fronte di questo elevato interesse però - a quanto emerge dalla ricerca - «l’organizzazione interna dei board non sembra ancora riflettere l’esigenza di garantire un’adeguata copertura di queste tematiche: secondo il 74% dei partecipanti alla survey, i cda non hanno ancora modificato la propria composizione per raggiungere questo scopo».
Trattandosi di una ricerca condotta tra consiglieri indipendenti, non stupisce che l’88% degli intervistati, ritenga che «un ruolo centrale debba essere svolto proprio dagli amministratori indipendenti, in particolare nell’indirizzo delle strategie e nella valutazione dei rischi in una prospettiva di lungo periodo che consideri anche elementi Esg». Però secondo quanto emerge dalle dichiarazioni degli intervistati, questo non si verifica nel 52% dei casi. Trattandosi di tematiche relativamente nuove, questo però può essere visto come il classico bicchiere mezzo vuoto: il ruolo degli indipendenti è riconosciuto quasi nella metà dei cda.
Anche se il presidente di Nedcommunity, Paola Schwizer mostra qualche dubbio sulla possibilità di vedere questo dato in termini positivi: «Assistiamo a una distanza - ha affermato - fra la consapevolezza della centralità che i fattori Esg vanno rivestendo, anche alla luce dell’interesse espresso da tanti investitori istituzionali sempre più attenti alle strategie di sostenibilità e l’effettivo peso che i consiglieri non esecutivi ancora oggi assumono nella definizione degli obiettivi aziendali». E auspica un superamento di questa situazione valorizzando le professionalità già esistenti in questo campo e presenti nei cda.
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