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Dossier La riqualificazione partecipata salva le terme dei papi dall’oblio

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    Dossier | N. 3 articoliGreen building leva di sviluppo

    La riqualificazione partecipata salva le terme dei papi dall’oblio

    Si preparano a rinascere grazie a un’alleanza inedita pubblico-privato-onlus i Bagni di Petriolo, antica destinazione termale sulle rive del fiume Farma, al confine tra le province di Siena e Grosseto, dove il tempo e l’abbandono hanno rischiato di cancellare secoli di storia e cultura. Già mille anni fa, nell’Alto Medioevo, questa era una località ben conosciuta dai senesi, che a Petriolo avevano costruito una vera e propria cittadella (poi andata perduta), con monastero, convitto per anziani, locande e case, attratti dalle proprietà curative dell’acqua sulfurea che sgorga a 42 gradi e dalla presenza di mulini usati per macinare il grano e per alimentare la battitura del ferro.

    All’inizio del Quattrocento intorno alla cittadella fu realizzata una cinta muraria e vennero costruite le vasche termali dove amava immergersi anche Papa Pio II Piccolomini. Fino al Dopoguerra le torri sono state abitate da alcune religiose, poi è cominciato l’oblìo e la vegetazione ha invaso quel che resta dell’antica Petriolo: una parte delle mura, tre torri, la chiesetta, le vasche termali, la locanda. Il fascino del luogo - tuttora frequentato da chi si bagna nel fiume riscaldato dalle acque termali - non è bastato a evitare il degrado.

    I comitati di cittadini locali, sostenuti dall’associazione Italia Nostra, hanno fatto sentire la loro voce, avviando studi storici e campagne di sensibilizzazione. Quando nel 2014 il colosso assicurativo Unipol ha acquisito Fondiaria-Sai, si è ritrovato proprietario anche del Petriolo Spa resort e dell’area di due ettari degli antichi Bagni inghiottiti dal bosco. Il dialogo fra i nuovi proprietari, le istituzioni locali, i cittadini e Italia nostra ha posto le basi per un ambizioso progetto di recupero. A ottobre cominceranno i lavori di restauro di una porzione delle mura, della torre nord e della locanda (destinata a essere riattivata con camere, ristorazione e vendita di prodotti tipici). Poi si interverrà su tutta la cinta muraria (spostando gli alberi che l’hanno coperta) e sulla chiesetta. L’intervento è finanziato da UnipolSai con quattro milioni. La consulenza scientifica è dell’architetto Adriano Paolella di Italia Nostra. «Al progetto, che ha coinvolto gli abitanti del luogo, le amministrazioni locali e regionale e ha richiesto un lavoro di due anni, fino all’approvazione della Soprintendenza, hanno collaborato le Università di Firenze e di Siena e il Politecnico di Milano, per le complesse rilevazioni laser e con droni», racconta Paolella.

    Pierluigi Stefanini, presidente del Gruppo Unipol, è entusiasta dell’iniziativa, forse anche per la sua sensibilità di presidente AsVis, l’associazione dei 180 leader italiani dello sviluppo sostenibile. «Saremo protagonisti di uno straordinario percorso di riqualificazione partecipata di un bene comune - spiega - che porterà a creare valore condiviso grazie alla partecipazione civica, alla trasparenza degli interventi e allo sviluppo di politiche di marketing territoriale. Ci aspettiamo un grande ritorno sociale sull’investimento: per ogni euro investito, ne attiveremo più di due di impatto sul territorio». Quella di Unipol non vuole essere un’operazione filantropica: «Abbiamo un’intenzione più ambiziosa - aggiunge Stefanini -: integrare fattori non sempre considerati in modo sistemico come il valore storico-culturale, la fruizione da parte di cittadini e turisti, lo sviluppo economico locale». L’idea è fare di Bagni di Petriolo un luogo da visitare e vivere, con una mostra permanente sul termalismo medievale, visite guidate, percorsi sulla biodiversità. Paolella avverte che il lavoro non è finito: la Provincia deve intervenire sull’erosione delle sponde del fiume e decidere sullo stabilimento termale in disuso. Ma ora che il dialogo fra pubblico e privato, cittadini e studiosi è avviato, la strada di un recupero sostenibile sembra spianata.

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