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Dossier Le grandi imprese traino per l’intera filiera del 4.0

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    Dossier | N. 7 articoliIncentivi 4.0 alla svolta

    Le grandi imprese traino per l’intera filiera del 4.0

    «Sei milioni non sono uno scherzo: per noi è stato l’investimento della vita». Scommessa vinta quella di Michele Bardus, presidente di Euroconnection, Pmi piemontese che ha avviato da zero un nuovo sito industriale interamente digitalizzato, in grado di gestire in modo automatico i singoli lotti di cablaggi, dall’ordine alla spedizione. «Il risultato? Zero scarti - spiega l’imprenditore - e poi tempi ridotti e margini più elevati, con ricavi al nuovo record e un organico che continua a crescere».

    Esperienza per nulla isolata quella di Bardus, solo uno dei tanti esempi di aziende che hanno approfittato dei bonus per rilanciare gli investimenti, esperienze individuali che sommate si ritrovano in un quadro coerente di dati macro. Proprio gli investimenti in macchinari e attrezzature (certo, non tutte 4.0) rappresentano il traino principale del prodotto interno lordo del secondo trimestre: in valori correnti con il balzo annuo di quattro miliardi (si arriva a 31,5 miliardi, in crescita del 14,5%) siamo al nuovo massimo storico; usando valori costanti siamo comunque al top dal secondo trimestre 2008, cioè la vigilia della crisi. Segnali positivi anche dal lato delle applicazioni, come certificato dall’ultima ricerca del Politecnico di Milano, che identifica un mercato da oltre 2,3 miliardi nel 2017, in progresso del 30% in un solo anno, tra industrial internet of things, analytics, automazione avanzata, manifattura additiva e altre applicazioni. I primi sei mesi del 2018 confermano il trend e il pre-consuntivo di Anie, Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche, vede per il mercato interno un progresso nell’ordine del 10-12%, che già si innesta sulla crescita a doppia cifra dello scorso anno.

    Indicazioni analoghe arrivano dall’universo delle Pmi, platea a cui sono dedicati i contributi Mise della legge Sabatini-ter, che dallo scorso anno prevede anche un binario hi-tech, con incentivi rafforzati. Capitolo partito in sordina e che ora invece è arrivato a riguardare la metà delle domande per investimenti ordinari: in meno di 1 anno e mezzo di rilevazioni i finanziamenti deliberati per questo capitolo hanno superato i 2,5 miliardi di euro. Anche dando uno sguardo alla domanda di prodotti in arrivo dall’estero è evidente la forza del mercato interno, con ben nove associazioni del perimetro di Federmacchine a segnalare un incremento: nel complesso nel primo semestre si registra un aumento del 19,5% a 3,7 miliardi di euro.

    «Se per molti settori si osserva un rallentamento - spiega il presidente di Federmacchine Sandro Salmoiraghi - nella meccanica strumentale la situazione è ancora molto positiva: gli ordini ci sono, forse anche troppi». Uno dei nodi riguarda la possibilità di ampliare l’organico per affrontare i picchi di domanda, con una progressiva e crescente difficoltà nel trovare le figure professionali necessarie. «Softwaristi e programmatori sono merce rara - aggiunge l’imprenditore - perché nel tempo università e istituti tecnici non si sono attrezzati in modo adeguato per venire incontro ai fabbisogni aziendali. Se l’azienda non può crescere i tempi di consegna si allungano e se i clienti non possono aspettare si rivolgono altrove, ad esempio alla Germania. Ecco perché servirebbe una costanza di regole: una rivoluzione tecnologica non si fa in uno-due anni».

    “Ingorgo” in buona parte generato dai bonus di Industria 4.0, iperammortamento in primis, che ha spinto le aziende ad accelerare i piani, anche per le incognite sulle intenzioni future. Ora l’ipotesi di lavoro è quella di differenziare le aliquote per taglia di investimenti, riducendo i benefici per i progetti maggiori e alzandoli al 280% per quelli fino a 500mila euro. Progetto che incontra qualche perplessità tra le imprese. «Ora esiste una misura facile - aggiunge Salmoiraghi - e ogni complicazione non è una novità positiva». «Meno incentivi alle grandi aziende? Ne abbiamo davvero poche - spiega il presidente di Brembo Alberto Bombassei - e quelle poche dovremmo tenercele strette». «Già ora le Pmi possono accedere in modo automatico allo strumento - aggiunge il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz - e non vedo benefici nel ridurre i bonus per i grandi progetti: perché se i “big” investono qui, i benefici si allargano all’intera filiera di fornitori».

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