Premi ai dirigenti che aiutano i processi di digitalizzazione, ma anche assunzioni mirate. E così nella Pa immaginata dal ministro Giulia Bongiorno, dovrà entrare gente che ha competenze sul digitale, ma accanto a profili «in grado di semplificare le procedure, perché uno degli errori fatti finora è stato quello di immaginare di digitalizzare senza aver prima semplificato le procedure». Il ministro della Pubblica Amministrazione lo ha detto a Capri, dove è intervenuta all’11esimo Ey Digital Summit giocando subito a carte scoperte sui temi oggetto dei lavori.
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La digitalizzazione nelle Pa italiane («perché esistono una varietà di pubbliche amministrazioni, non tutte vanno alla stessa velocità») è per il ministro «all’anno zero» e «sarà un percorso lungo». Per questo «va fatta un’operazione verità. In questi anni c’è stata una serie di annunci spesso fatti con grande enfasi. Credo che un errore che è stato fatto in passato è quello di dare per scontata la facilità con cui si fa la trasformazione digitale».
Il nodo Agid
Chiaro il riferimento ai governi precedenti di centrosinistra, ma il ministro Bongiorno non risparmia neanche l’Agid, l'agenzia
per l’Italia Digitale. «Non sono d’accordo con quanto ha detto Diego Piacentini (il commissario straordinario per l'agenda digitale, ndr). Piacentini ha detto che l’Agid non va bene? Non solo non accolgo il suo consiglio ma dico che allora va rimessa in piedi
e potenziata. Grazie a una procedura pubblica da qualche giorno abbiamo un nuovo direttore, Teresa Alvaro, che vanta all’attivo
un’esperienza di eccellenza nelle Dogane al punto di aver ottenuto molti premi. Con Teresa Alvaro, che è bravissima, l’Agid
tornerà a crescere».
Tagliare sì, ma non gli «asset»
Parlando dell’enorme ritardo nella digitalizzazione, Bongiorno ha chiarito che «c’è anche un pizzico di dolo. Esiste una certa
ritrosia nella Pa. Ho cercato di indagare le ragioni. Da cosa nasce ritrosia? Innanzitutto l’età media dei dirigenti Pa è
56 anni, l’età media dei dipendenti è 52 anni. Quindi ci sono dirigenti che temono di rimanere ghettizzati. Non sarà così.
Ma darò premi a chi favorirà il processo». Tutto questo però, chiarisce il ministro, potrà funzionare solo in un contesto
in cui non si cederà alla tentazione facile delle sforbiciate. «Avendo fatto l’avvocato per 25 anni, ho capito - ha detto
Bongiorno - che i tagli fatti alla Pa, che dal punto di vista del consenso vanno sempre bene, in realtà sono spesso tagli
di asset. I tagli alla giustizia significano per esempio che non c’è il personale che consente di fare udienze fino alle 5».
E i tempi lunghi della giustizia spaventano gli investitori. Inoltre la digitalizzazione «significa individuazione di un percorso
di trasparenza, quindi si blocca la corruzione, si bloccano dei giochini».
Digitalizzazione a ostacoli
L’intervento del ministro Bongiorno a Capri nella seconda giornata dell’Ey Digital Summit arriva al termine di una mattinata
in cui una ricerca Ey condotta in collaborazione con Ipsos e con il centro studi di Intesa Sanpaolo ha evidenziato le luci
e le ombre del processo di digitalizzazione in Italia dove le resistenze culturali (54%) e le carenze di competenze specifiche
(27%) sono tra gli ostacoli maggiori alla digitalizzazione. «Nel processo di trasformazione digitale che sta investendo la
nostra economia, l’Italia - ha commentato Donato Iacovone, ad di Ey in Italia e Managing partner dell’Area Mediterranea -
paga un’insufficienza di cultura e competenze digitali e una scarsa dinamicità delle start-up. Questi limiti, soprattutto
per le pmi, possono essere superati se si realizza una “contaminazione” di attori esterni. Lo stimolo all’introduzione di
nuove tecnologie può arrivare dai clienti, da consulenti, provider tecnologici o anche dai dipendenti, soprattutto per le
aziende più giovani. Infrastrutture, cultura e competenze sono fondamentali per avviare il processo di digitalizzazione ma
da sole non sono sufficienti a garantirne un’efficace ricaduta. Occorre che questi elementi vengano inseriti in un contesto
di crescita dell'ecosistema di un’azienda, attraverso la collaborazione con clienti e fornitori, in grado di coinvolgere e
trasformare l’intera filiera produttiva».
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