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Andrea Bonomi: «Servono molti capitali e occorre rispettare la storia…

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Andrea Bonomi: «Servono molti capitali e occorre rispettare la storia delle imprese»

Design Holding è un progetto che ha bisogno di almeno dieci anni per sviluppare le sue potenzialità. Lavoriamo con fondatori di imprese, ideatori, prototipisti, inventori che hanno un attaccamento alla loro azienda unico. Trovare con loro una sintonia sul progetto non è facile, anche se sono perfettamente consapevoli che la globalizzazione necessita di capitali, manager e spalle larghe». Andrea Bonomi, presidente di Investindustrial ha appena chiuso l’accordo con Carlyle che supporterà il piano di sviluppo di Design Holding: creare una conglomerata italiana dell’arredo da un miliardo di euro di fatturato, passando dalla quotazione in Borsa.

Presidente, obiettivi confermati o l’ingresso di Carlyle accelera i tempi?
Non bisogna avere fretta. Serve pazienza e servono molti capitali per acquisire altre imprese. Per questo Carlyle ci aiuterà anche con la sua presenza capillare in tutto il mondo. Il cuore del progetto è italiano, ma lo sviluppo sarà globale, con l’acquisizione di aziende internazionali. Design Holding tuttavia è e rimarrà un player italiano indipendente, che sarà quotato in Borsa.

Quali sono le difficoltà maggiori per acquisire e aggregare le imprese?
Conoscere gli imprenditori, parlare con loro, spiegare il progetto. In fondo lo facciamo da 70 anni. Caccia Dominioni era l’architetto di mia nonna. Ma sviluppare una visione di gruppo e avere un’anima comune tutelando l’unicità delle imprese e dei singoli marchi è la cosa più difficile.

Non sembrano discorsi da finanziere...
Teniamo molto alla nostra specificità industriale, da sempre. È la storia di Investindustrial. L’obiettivo è portare le imprese di famiglia nel mercato e lavorare assieme sui progetti. Oggi è impensabile comprare bene, fare debito e stare a guardare. Il mercato è ultradinamico, non siamo alle logiche di venti anni fa.

Allora che cosa va fatto?
Basta guardare alla nostra storia per comprendere come lavoriamo. Ducati, per esempio, in cui a un manager di prodotto come Claudio Domenicali, preziosissimo e che abbiamo lasciato al suo posto, abbiamo affiancato un gestionale puro come Gabriele Del Torchio. Alla Aston Martin dove abbiamo investito 500 milioni di sterline e abbiamo fatto il più grande piano industriale della storia dell’azienda per concepire il primo Suv del brand.

È un modello valido anche per il design?
È la nostra filosofia aziendale, ma ogni impresa ha le sue specificità. Si mantiene il management esistente e insieme si decidono i piani operativi. In B&B Italia per esempio, d’accordo con il presidente Giorgio Busnelli, abbiamo cercato un manager esterno. Ma è fondamentale lasciare autonomia e indipendenza alle singole aziende in una logica di gruppo.

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