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Dossier «Il Governo investa su ricerca e innovazione»

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Dossier | N. 49 articoliConnext Vision Business Networking

«Il Governo investa su ricerca e innovazione»

Per il mondo delle imprese e per l’Italia raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Europa, tra sviluppo delle rinnovabili ed efficienza energetica, può essere un’occasione di crescita, oltre che di miglioramento ambientale. Le aziende sono pronte a fare la propria parte, anzi l’Italia è all’avanguardia nell’efficienza energetica, ma attenzione a non far ricadere sul solo sistema industriale i costi del cambiamento: il rischio è diventare meno competitivi e quindi perdere posizioni sui mercati. Giuseppe Pasini sta seguendo l’evoluzione di questa importante sfida, nel suo ruolo di presidente del Gruppo tecnico di Confindustria per l’Energia e come imprenditore, presidente di un gruppo siderurgico, Feralpi, leader nella produzione di acciaio, con un fatturato di 1,2 miliardi. Puntare a uno sviluppo sostenibile, riducendo le emissioni di Co2, aumentando le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, è una evoluzione che condivide. E apprezza l’impegno europeo: «L’Europa si è data obiettivi ambiziosi, è positiva questa attenzione ai cambiamenti climatici, un ruolo di spinta che le va riconosciuto e che vede la Ue avanti rispetto ad altri continenti come gli Stati Uniti. Vorrei sottolinearlo, proprio in questa fase in cui l’Europa viene messa in discussione: quella sulla sostenibilità è una battaglia positiva, di cui l’Europa si è fatta paladina».

Giuseppe Pasini presidente Feralpi

Nel 2030, rispetto al 1990, i livelli di Co2 dovranno essere ridotti del 40%; i consumi da fonti rinnovabili dovranno raggiungere il 32% e il 32,5% dovrà essere la quota di efficienza energetica. Obiettivi raggiungibili?
Sono obiettivi necessari e percorribili. L’Europa può e deve farcela e lo stesso vale per l’Italia. In base alle stime del nostro rapporto la traduzione dei target comunitari su base nazionale vuol dire che il nostro Paese dovrà arrivare a una produzione da fonti rinnovabili sui consumi finali pari al 29,7 per cento. A oggi l’Italia ha superato il 17% previsto per il 2020.

Per il prossimo traguardo del 2030 come agire? Quanti e quali investimenti occorrono?
I nuovi target comporteranno investimenti stimabili a quota 68 miliardi nel settore elettrico e a 58 miliardi nel termico. Se si aggiungono quelli necessari per aumentare l’efficienza energetica la stima è di un totale di investimenti nel periodo 2021-2030 superiore ai 300 miliardi.

Una cifra consistente. Come si riuscirà a sostenerla?
È una quota di investimenti importante, che non può ricadere sulle spalle delle aziende italiane e nemmeno sulle famiglie. Il sistema industriale già adesso deve fare i conti con un gap negativo di costi dell’energia rispetto ad altri paesi europei, a cominciare dalla Germania. Un aggravio può farci andare fuori mercato. Ricordiamoci che siamo il secondo paese industriale europeo, la ricchezza del paese, l’occupazione arriva dalla manifattura.

Da parte delle imprese c’è già l’impegno a investire in efficienza energetica e rinnovabili.
Le aziende sono in prima linea, stanno investendo in ricerca e innovazione in campo energetico non solo per la necessaria tutela dell’ambiente ma per essere più competitive. Nel settore siderurgico per esempio negli ultimi anni si stanno sviluppando forme di risparmio energetico con il recupero del calore che deriva dalla produzione di acciaio per fare teleriscaldamento. È un tema che riguarda tutte le imprese: sbaglia chi pensa che le aziende energivore siano solo le grandi. Sono circa 4mila, di ogni dimensione, nel chimico, nella carta, nella meccanica. Tutti settori che sono i capisaldi della nostra economia. Guai quindi a fare scelte che possano generare aumenti di costi.

Il governo come dovrebbe agire?
Occorre sostenere la ricerca e l’innovazione. Ridurre gli incentivi su Industria 4.0, anche per quanto riguarda la formazione, è sbagliato se vogliamo intraprendere questo percorso. Tra l’altro l’innovazione in campo energetico può essere un’opportunità di crescita, l’occasione per far nascere nuove imprese, start up che possono dare lavoro a una nuova generazione di giovani. È una trasformazione industriale che va oltre l’attenzione all’ambiente. Il governo dovrebbe utilizzare al meglio le poche risorse a disposizione.

Nel rapporto emerge una domanda consistente di tecnologie rinnovabili per i prossimi anni. Quali settori possono essere implementati?
Da noi penso il solare, la cogenerazione, in parte l’eolico. Sull’idroelettrico, visti i vincoli ambientali, difficilmente si riuscirà ad aumentare la produzione. Ciò che è importante è la neutralità di azione da parte del governo. A oggi vediamo che nel settore elettrico a fronte di una spesa annuale in bolletta di circa 15 miliardi di euro il fatturato complessivo delle rinnovabili è stimabile dai 2,5 ai 4 miliardi di euro. Il governo deve avviare una riflessione sul perché non riusciamo a costruire un ecosistema in grado di promuovere uno sviluppo industriale all’altezza della domanda interna di investimenti nel settore.

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