Quota cento per Silvio Garattini non è un problema. Ha appena festeggiato 90 anni, ma non ha alcuna intenzione di andare in pensione. A giugno ha lasciato a Giuseppe Remuzzi la direzione dell’Istituto Mario Negri di Milano, uno dei centri di ricerca più importanti del panorama scientifico internazionale, da lui stesso fondato nel 1963 e che ha sempre guidato, ma non ha smesso di occuparsi del suo chiodo fisso: il sistema sanitario nazionale. Come studioso, come tecnico - era nel Consiglio superiore di sanità sciolto il 3 dicembre dal ministro Giulia Grillo - e come consulente della stessa esponente pentastellata che lo ha inserito nel comitato padre del documento sulla governance farmaceutica.
Non ci vuole molto per capire che le nuove linee guida sui farmaci sono frutto del pensiero di Garattini. Il professore bergamasco, sul tema, non le manda a dire da più di trent’anni e le indicazioni elaborate dal comitato sono l’ideale continuazione del lavoro fatto quando alla fine degli anni Novanta ha presieduto la Commissione unica del farmaco, l’ultima ad approvare una revisione del prontuario. In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore il 28 gennaio scorso, Garattini ha sottolineato i risultati di quella stagione: «Abbiamo fatto un’opera di cancellazione di prodotti dal prontuario che ha generato 4mila miliardi di vecchie lire di risparmi». Doppioni, farmaci superati o inefficaci finiti nel cestino. Per poi aggiungere: «Sono vent’anni che non si fa una revisione del prontuario, ce ne sarebbe bisogno. Ci sono circa novemila prodotti, ne basterebbe la metà». Eccolo il programma per l’Aifa, a cui spetta la decisione finale, servito senza giri di parole. C’è da scommettere che, se il ministro ascolterà Garattini fino in fondo, nel mirino finiranno anche i farmaci omeopatici («acqua fresca», come il titolo di uno dei tanti libri di divulgazione del professore) e il messaggio distorto «che si cura tutto» e quindi si può fare a meno della prevenzione. «Una battaglia culturale per limitare la somministrazione dei farmaci che abbiamo perso», ammette amaramente.
Resta un dubbio: il ministro Grillo, teorica «dell’obbligatorietà facoltativa dei vaccini», si affiderà davvero a uno studioso che crede solo nel metodo scientifico? «Nella scienza - è il mantra di Garattini - non ci sono le sfumature della politica». E il lavoro di fine anni Novanta sui farmaci si arenò tra opposizioni che non sono propriamente sfumature.
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