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Arriva l’etichetta per dire se il pane è fresco

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Arriva l’etichetta per dire se il pane è fresco

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Dopo la pasta, il riso, il latte e la salsa di pomodoro, ora arriva anche l’etichetta per il pane fresco. Non un’etichetta sull’origine delle materie prime - come nel caso del pomodoro per la salsa o del grano per la pasta - ma un’indicazione per distinguere il pane fresco da quello conservato. L’etichetta diventerà operativa da domani, con l'entrata in vigore del decreto 1° ottobre 2018 n. 131 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19 novembre.

Il pane che ha subito processi di surgelazione e congelamento o che contiene additivi chimici e conservanti non potrà essere più venduto per fresco e dovrà obbligatoriamente avere un’etichetta con la scritta conservato, o “a durabilità prolungata”. Al contrario la dicitura pane “fresco”, spiega la Coldiretti, potrà essere usata solo per quello che non è mai stato congelato o scongelato, e che non ha mai subito l’aggiunta di additivi e conservanti. Perché sia considerato fresco, inoltre, tra l’inizio della preparazione e la messa in vendita non devono trascorrano più di 72 ore.

Il nuovo decreto salva anche i pani della tradizione popolare italiana, tra i quali sei sono stati riconosciuti dall'Unione europea: la coppia ferrarese, la pagnotta del Dittaino, il pane casareccio di Genzano, il pane di Altamura, il pane toscano e il pane di Matera sono i prodotti registrati e tutelati a livello comunitario. Molte di più, ricorda la Coldiretti, sono però le specialità tradizionali censite dalle diverse regioni: come il “pane cafone” della Campania, così chiamato perché con questo termine erano chiamati i contadini al tempo dei Borboni; il “pan rustegh” della Lombardia, che giustifica il vecchio detto “pane di villano, rustico ma sano”; oppure ancora la “lingua di suocera” piemontese.

I consumi di pane degli italiani si sono praticamente dimezzati negli ultimi dieci anni e hanno raggiunto il minimo storico con appena 80 grammi a testa al giorno per persona: un valore molto lontano da quello dell'Unità d'Italia, nel 1861, quando – ricorda la Coldiretti – si mangiavano 1,1 chili di pane a persona al giorno.

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