Con la firma a Giacarta dell’accordo di libero scambio con l’Indonesia, domenica 16 dicembre, la piccola ma ricca Svizzera ha confermato un suo ruolo di battistrada occidentale nei commerci con l’Asia. La Confederazione elvetica dispone infatti ormai di una rete ampia di intese commerciali in Oriente e all’interno di questa rete emergono in particolare quelle con i due pesi massimi Giappone e Cina. Ora si aggiunge l’accordo con l’Indonesia, Paese con quasi 270 milioni di abitanti, mentre sullo sfondo proseguono i negoziati di Berna con l’India.
La Svizzera conclude le sue intese commerciali in parte da sola e in parte attraverso l’Associazione europea di libero scambio (Aels), di cui è membro insieme a Liechtenstein, Islanda, Norvegia. L’accordo con l’Indonesia è stato fatto appunto attraverso l’Aels. L’intesa di libero scambio con Tokyo, entrata in vigore nel 2009, ha invece un carattere bilaterale solo Svizzera-Giappone. Lo stesso vale per l’intesa con Pechino, entrata in vigore nel 2014, che è solo Svizzera-Cina. Le date degli accordi indicano che la Confederazione si è mossa più rapidamente di altri Paesi ed aree occidentali - l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Giappone ad esempio è stato firmato quest’anno, i negoziati Ue-Cina sono in corso - agevolata sia delle sue dimensioni contenute che della tradizionale neutralità. Per certi aspetti, Berna ha fatto e ancora sta facendo da apripista in Asia. Anche l’accordo con l’Indonesia arriva prima di una possibile futura intesa di questa con la Ue.
A medio termine, l’accordo di Giacarta permetterà alla Svizzera di effettuare esportazioni verso l’Indonesia per il 98% senza dazi. L'intesa prevede anche disposizioni sugli investimenti, sulla protezione della proprietà intellettuale, sull’eliminazione di ostacoli non tariffari, sugli appalti pubblici, sulla cooperazione e sullo sviluppo sostenibile. A proposito di quest’ultimo, l’intesa tocca anche la questione dell’olio di palma, di cui l’Indonesia è grande produttore. Le parti si sono accordate sui contingenti parziali per l’olio di palma e i suoi derivati, con sconti doganali tra il 20% e il 40 per cento. Al tempo stesso, afferma il ministero elvetico dell’Economia, l’intesa recepisce le preoccupazioni sulla sostenibilità, con punti che riguardano anche gli accordi multilaterali sull’ambiente e la lotta al disboscamento illegale, oltre che il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Secondo i dati dell’Amministrazione federale delle dogane, a fine 2017 - comprendendo anche pietre e metalli preziosi, oggetti d’arte e antichità – gli scambi commerciali totali tra Svizzera e Indonesia erano pari a circa 1,9 miliardi di franchi (1,7 miliardi di euro). Siamo naturalmente lontani dalle cifre degli scambi Svizzera-Cina (37 miliardi di franchi) o Svizzera-Giappone (13,3 miliardi di franchi). Ma le potenzialità dei commerci con l’Indonesia non sono così secondarie, viste le dimensioni del Paese asiatico e il suo tentativo di accelerare nello sviluppo. Si vedrà nella prossima fase quanto il battistrada rossocrociato potrà funzionare anche su questo versante.
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