Grandi opportunità di affari: l’export italiano corre del 15%
Le esportazioni in Africa e Australia di macchine italiane per il packaging stanno chiudendo un anno record, con una crescita
del 15% sull’anno scorso, secondo i costruttori di Ucima. E i volumi sono tutt’altro che bassi: si sfiora quota 500 milioni,
quasi quanto il Centro-Sud America o i Paesi europei extra-Ue. «Non mi stupisco: in Africa è in forte crescita l’industria
alimentare e servono come il pane le tecnologie per il confezionamento. Ed è risaputo che quelle italiane e tedesche sono
le migliori». Così commenta il boom uno dei principali industriali che operano in Nigeria, Rajan Vaswani, indiano che investe
nel Paese da decenni, attraverso 18 industrie attive in diversi comparti, dagli imballaggi flessibili al cartone ondulato,
più tutta la filiera collegata. Una grande realtà, Veepee Group, che negli ultimi 17 anni ha comprato otto grandi macchine
«made in Piacenza», con grande soddisfazione. «Prima acquistavamo macchinari asiatici e indiani, ma siamo rimasti delusi dalla
bassa affidabilità tecnologica e dallo scarso livello dei servizi di manutenzione offerti - spiega il Ceo e presidente del
gruppo -. Quindi siamo passati a impianti tedeschi e soprattutto italiani, che in definitiva hanno un ciclo di vita più lungo,
non richiedono quasi manutenzione, se non quella programmata, e sono più efficienti in termini di efficienza energetica e
delle risorse impiegate. “Value for money”, soprattutto per quanto riguarda le macchine italiane». L’industriale guarda con
simpatia all’industria italiana nel suo complesso, come del resto moltissimi imprenditori esteri. «Gli italiani sono i benvenuti
in Africa - conclude -. Qui c’è bisogno di tutto: impianti produttivi, infrastrutture, produzione di energia. E per quanto
riguarda il packaging, la plastica non ha cattiva reputazione come nel resto del mondo. Lunga vita alla plastica: leggera,
sicura, riciclabile, a basso costo. In una parola: democratica».
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