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    Dossier | N. 11 articoliMeccanica del packaging vanto del made in Italy

    L’export italiano brinda a Piacenza con i big mondiali dell’industria

    In una delle  fabbriche Nordmeccanica di Piacenza i  test su una macchina  per l’Egitto (nella foto, il presidente Antonio Cerciello,  il responsabile dello stabilimento Bruno Giorgi e il vice Pietro Fiorenzi)
    In una delle fabbriche Nordmeccanica di Piacenza i test su una macchina per l’Egitto (nella foto, il presidente Antonio Cerciello, il responsabile dello stabilimento Bruno Giorgi e il vice Pietro Fiorenzi)

    «Prodotti straordinari nascono solo da persone eccezionali, con la passione per l’eccellenza e la costante voglia di migliorarsi e migliorare il mondo: è per questo che voglio ringraziare e applaudire tutti i dipendenti in sala, dagli operai ai manager, di Nordmeccanica, leader dell’innovazione nella meccanica per il packaging». Caricati a molla, tutti gli uomini e le donne dell’azienda che celebra i 40 anni si alzano e fanno partire un coro di «olé!», nella splendida sala degli arazzi seicenteschi del Collegio Alberoni di Piacenza. I complimenti sono più unici che rari, in quanto pronunciati da Stefan Hamelmann, membro della famiglia Henkel azionista dell’omonimo colosso tedesco da 20 miliardi di fatturato annui. Al suo fianco, annuisce Ulrich Lehner, super manager in 17 consigli d’amministrazione (da Porsche a Novartis, fino a Deutsche Telecom di cui è presidente del Supervisory board) dopo una vita in Henkel ai massimi livelli. Due tedeschi che si inchinano all’eccellenza italiana.

    Uno a uno, anche gli altri ospiti internazionali in sala alzano i calici e si uniscono all’omaggio: fra tutti spiccano Xia Jialiang, presidente del comitato packaging nell’associazione dell’industria plastica cinese, Javier Constante, al vertice europeo del packaging del colosso Dow Chemicals, Jeevaraj Pillai, co-presidente della multinazionale indiana Uflex in rappresentanza del suo fondatore, proprietario e presidente Ashok Chaturvedi, Stephane Martin e Alan Saxon, entrambi manager europei del gigante australiano Amcor, Ram Singhal, vicepresidente dell’associazione americana del packaging flessibile e Guido Aufdemkam, direttore esecutivo di quella europea. La serata si concluderà con l’imprenditore a capo della holding di 18 industrie in Nigeria Veepee Industries, Rajan Vaswani, inginocchiato davanti al presidente di Nordmeccanica, Antonio Cerciello, per una benedizione «da padre a figlio».

    È questo, in fondo, il motivo del successo della packaging valley italiana nel mondo: un modello di imprese familiari animate da saldi valori, rispetto e comprensione dei clienti, ricerca costante dell’innovazione, interesse autentico per i temi dell’ecosostenibilità. «La nostra è una storia di passione, fiducia, qualità, rispetto, amicizia; di persone, prima ancora che dipendenti e clienti, sempre al centro dei nostri pensieri», conferma Antonio Cerciello, che è affiancato nella guida della società dai figli, entrambi vicepresidenti, Vincenzo (direttore tecnico) e Alfredo (direttore finanziario). Una società emblematica per il comparto, perché esporta oltre il 90% della produzione ed è leader mondiale delle macchine accoppiatrici per l’imballaggio flessibile (con una quota superiore al 65%). Il fatturato è sopra i 110 milioni, 300 i dipendenti diretti, cinque gli stabilimenti (tre in Italia, uno Cina, uno negli Usa).

    «Questa tipologia di imprese, che da piccole sono diventate medie attraverso l’internazionalizzazione, è un asset strategico per il Paese - commenta il direttore generale per la promozione del Sistema Paese del ministero degli Affari esteri, Vincenzo de Luca, ospite d’onore a Piacenza -. L’export della meccanica per il packaging cresce più del doppio della media italiana. Il merito è delle 634 imprese eccellenti del settore. Ma va segnalato anche il crescente sforzo di accompagnamento istituzionale di cui il made in Italy sta usufruendo, svolto dalla Cabina di regia dell’internazionalizzazione, che sta dando frutti concreti. Un accompagnamento sui mercati esteri svolto anche dalla rete delle ambasciate e dei consolati, sempre più attivi sui fronti della promozione del made in Italy, delle ricerche di mercato nei vari Paesi e dell’attrazione di investimenti in Italia».

    Gli imprenditori e i manager in sala - da Pierangelo Fantoni, Carlo Callegari e Marco Sala di Poplast ad Alberto Nicolini di Castagna-Univel - confermano che le missioni di sistema, le fiere di settore e un maggiore attivismo istituzionale stanno funzionando. Sono tutti in crescita e hanno ottimi motivi per brindare al 2018 che si chiude con numeri record. Spicca il dato sull’export diffuso dall’associazione degli industriali Ucima: +6,6% le vendite all’estero di macchinari italiani per il confezionamento, con la soglia dei sei miliardi di euro ormai superata.

    Solo una preoccupazione turba i festeggiamenti sulla Via Emilia. La esplicita Giuliano Busetto, invitato nella veste di storico partner Nordmeccanica con la Siemens (di cui è Country Division lead process industries and drives oltre che a capo della Digital factory), il quale però non può esimersi dal commentare gli sviluppi sul nuovo Piano Impresa 4.0 governativo, in quanto presidente di Anie Confindustria (la federazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche). «Sarà importante continuare ad accompagnare la rivoluzione 4.0 in atto puntando, come il Governo ha promesso, sulla formazione degli addetti e sulla digitalizzazione che va portata in tutte le aree aziendali; inoltre è necessario riconoscere che anche le tecnologie cloud sono fondamentali per gestire l’enorme mole di dati generati nelle fabbriche».

    Insomma, il settore chiede un atterraggio morbido degli incentivi generosamente attribuiti negli anni passati. «La svolta 4.0 è irrinunciabile - conclude Antonio Cerciello -. La nostra azienda opera in una logica tecnologicamente avanzata 4.0 dall’inizio degli anni 2000. Questo ci ha portato a essere fra i primi del mercato e ci ha permesso di fronteggiare i nostri principali competitor tedeschi. Ora non possiamo e non dobbiamo fermarci».

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