Concorrenza tedesca salutare: la svolta green va fatta insieme.
«La corsa che da anni impegna l’industria del packaging italiana e quella tedesca per la leadership europea continuerà a essere
un testa a testa. In Italia vediamo una rete di imprese, soprattutto a conduzione familiare, che lavorano molto bene e sanno
essere competitive a livello globale. Ma la stessa cosa si può dire dei produttori tedeschi, che restano sempre al passo con
l’evoluzione della domanda internazionale». A parlare è Johannes Remmele, Ceo e azionista di Südpack, il gruppo tedesco fondato
nel 1964 dal padre, che produce pellicole composite per imballaggi destinate all’industria farmaceutica, alimentare e medicale.
Con 400 milioni di euro di fatturato, occupa 1.400 addetti in cinque stabilimenti, tra Germania, Francia, Polonia, Svizzera,
Stati Uniti ed esporta in tutto il mondo. Ha partnership forti in atto in Italia. «Il vostro Paese continuerà a gareggiare
con la Germania a colpi di innovazione tecnologica, ma entrambi i sistemi industriali adesso devono affrontare un’altra sfida:
quella di cambiare radicalmente l’immagine che l’opinione pubblica ha della plastica: tutti pensano solo al suo impatto negativo
sull’ambiente», spiega l’imprenditore. L’assenza di uniformità della normativa in Europa, per Remmele, rende tutto più difficile.
«Ma il processo per aumentare la sostenibilità della produzione è inarrestabile – spiega -. E ci obbliga a considerare la
necessità di incrementare la quota di materia riciclabile, riducendo i volumi di plastica che produciamo. Oggi tutti vogliono
prodotti di alta qualità ma anche ecologici e questa consapevolezza si sta facendo strada nella grande industria e a cascata
anche nelle piccole imprese. Quando tutti se ne renderanno conto nessuno potrà più fermare l’era dell’economia circolare anche
nel nostro settore».
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