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Coop Alleanza, al via il confronto per ricollocare 700 lavoratori

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Coop Alleanza, al via il confronto per ricollocare 700 lavoratori

Al via il confronto tra Coop Alleanza 3.0 – la più grande realtà della galassia Coop Italia – e i sindacati sulla questione della ricollocazione di 700 lavoratori della sede direzionale, di fatto suddivisa in sei sedi principali (Bologna. Modena, Reggio Emilia, Ravenna, Mirano e Pordenone), oltre ad alcuni uffici minori.

Il problema della ricollocazione segue la riorganizzazione dell’azienda resa necessaria dopo la fusione, nel 2015, tra Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest e Coop Estense. Fusione che ha portato con sé alcune ridondanze di ruoli o attività, che il nuovo modello organizzativo presentato dall’azienda ai sindacati intende eliminare. La ristrutturazione punta infatti ad aumentare l’efficienza e l’efficacia delle sedi direzionali e semplifirane i processi.

Su un totale di 1.500 lavoratori presenti nelle diverse sedi, il tema della ricollocazione riguarda come accennato 700 persone, che Coop Alleanza 3.0 si impegna a mantenere nell’organico, gestendo la riorganizzazione nell’arco di un biennio. In caso di trasferimento ad altra sede, l’impegno è di garantire una mobilità “sostenibile” da parte dei lavoratori, dunque entro confini geografici ristretti. Il prossimo incontro tra le parti è fissato per il 5 febbraio.

Si tratta di un ulteriore passo nel processo di tasformazione dell’azienda (2,3 milioni di soci e 22mila dipendenti in nove regioni), che lo scorso maggio aveva presentato sia un nuovo statuto con uno snellimento della governance, sia un piano di investimenti di 790 milioni in cinque anni, per la metà destinati al rinnovamento della rete commerciale.

Il tutto non soltanto per attutire l’impatto gestionale della fusione, ma anche per raddrizzare i contri dell’azienda, che aveva chiuso il 2017 con una perdita di 37,6 milioni di euro.

La riorganizzazione - spiega all’Ansa la segretaria generale di Cisl-Fisascat, Sara Ciurlia - prevede una riduzione di circa 400 unità nel 2019 e altre 300 nel 2020, senza perdita di posti di lavoro: le persone saranno ricollocate o, in presenza dei requisiti, si tratterà per incentivi all’esodo. «La zona più colpita sarà l’Emilia-Romagna – commenta Ilaria Mattioli di Filcams-Cgil - perché le sedi delle tre cooperative che si sono fuse erano qui», ovvero a Bologna, Modena e Reggio.

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