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Vigneti: Barolo come la Borgogna, per un ettaro ci vogliono fino a 2,5 milioni

Nel prezzo medio dei vini, anche a causa dell'”effetto Champagne” c'è ancora un rilevante gap tra Italia e Francia, ma questo stesso divario non sembra esserci più nelle quotazioni dei vigneti con il Barolo ormai ai livelli della Borgogna, il Brunello di Montalcino vicino a quelli della Loira. Un segno importante del percorso compiuto in questi anni almeno dalle grandi denominazioni del vino made in Italy, dal Barolo al Barbaresco, dal Brunello di Montalcino al Chianti Classico, dall'Amarone al Prosecco ma soprattutto un ottimo auspicio perché presto si possa arrivare a un riavvicinamento anche sul fronte dei prezzi dei prodotti.

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È quanto emerge dall'analisi compiuta “sul campo” da winenews.it uno dei principali siti di informazione sul mondo del vino italiano che ha effettuato uno screening delle principali realtà produttive italiane prendendo spunto innanzitutto dalle ultime compravendite registrate o sentendo imprenditori, broker e intermediari che operano sui territori. E la fotografia che ne emerge premia le grandi denominazioni italiane che, complice – va ricordato – il sostanziale blocco degli impianti, hanno in molti casi raggiunto quotazioni da capogiro.

La chiave di questa crescita nei valori è legata innanzitutto al fatto che le superfici vitate non possono aumentare a dismisura o in base alle semplici richieste del mercato. I vigneti in Italia sono contingentati prima dal sistema dei diritti di impianto (le licenze produttive che bisogna detenere insieme alla titolarità dei terreni per produrre vino) che da tre anni a questa parte sono stati trasformati da Bruxelles in autorizzazioni all'impianto. Tali autorizzazioni vengono messe a bando da tutti i paesi membri Ue, nella misura dell'1% del potenziale produttivo nazionale (che è di circa 650mila ettari). In sostanza si tratta di circa 6mila ettari l'anno per tutta Italia.

Un quantitativo risultato molto al di sotto delle richieste col risultato che le autorizzazioni sono state distribuite in percentuale minima rispetto alla domanda. In sostanza produttori che avevano richiesto nuove licenze per decine di ettari si sono visti autorizzare poche migliaia di metri quadri.

Insomma il nuovo strumento messo a punto da Bruxelles non ha dato finora grande prova di sé e questo non ha fatto altro che spostare l'attenzione degli investitori sul mercato dei vigneti facendo surriscaldare le quotazioni.

Fatta questa doverosa premessa veniamo ai dati messi a punto da winenews.it. Dove le zolle di terreno sono letteralmente d'oro è nell'area di Barolo, in Piemonte dove un ettaro iscritto alla relativa Docg viaggia sui 1,2 milioni di euro. Ma si tratta della soglia minima perché nei cru più importanti si arriva anche a 2,5 milioni di euro mentre appena qualche mese fa per il passaggio di un vigneto nell'ara più vocata di Langa, patrimonio Unesco, si è parlato addirittura di 4 milioni.

Il grande rosso piemontese è seguito a non grande distanza da un altro rosso, stavolta toscano, il Brunello di Montalcino per il quale i valori sono tra i 750mila e i 900mila euro a ettaro con punte sulla collina di Montalcino che sfiorano il milione di euro. «Nel caso di Montalcino – spiegano a winenews – l'elemento da sottolineare è che il poco più di 50 anni della Doc, riconosciuta nel 1966, la rivalutazione dei terreni è stata di oltre il 4.500%».

A dominare le prime posizioni della classifica sono sempre i rossi con il piemontese Barbaresco che vede prezzi di circa 600mila euro a ettaro e poi la zona classica della Valpolicella, quella nella quale si produce un'altra Docg, l'Amarone, con quotazioni comprese in media tra i 450mila e i 550mila euro con punte anche di 600mila.

Ma non mancano anche compravendite di rilievo anche in alcune aree di vini “bianchi” con in prima fila l'Alto Adige dove si registrano quotazioni attorno ai 500mila euro a ettaro. Prezzi che però nelle microzone più importanti (come ad esempio i vigneti nei pressi del Lago di Caldaro) dove è forte la presenza di terrazzamenti e dove soprattutto sono pochissimi i fazzoletti di terra che passano di mano, possono toccare anche la cifra di un milione.

Tra le aree top a seguire si torna in Toscana e in particolare a Bolgheri, la Doc nata attorno al Sassicaia e che ha sviluppato la propria allure grazie ad altri importanti supertuscan come Ornellaia o Masseto) dove la quotazione media è tra i 450mila e i 500mila euro a ettaro.

Ovviamente tra le quotazioni dei principali vigneti italiani non può mancare il fenomeno Prosecco che nella Docg del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene registra una quotazione media compresa tra i 400mila e i 450mila euro a ettaro ma che sulla collina del cru Cartizze possono raggiungere quota un milione. Per il Prosecco inoltre, in questi anni, secondo l'indagine di winenews, sono cresciuti però non solo i prezzi delle aree al vertice qualitativo ma anche nella più ampia zona Doc, nella fascia compresa tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove un ettaro di terreno per produrre Glera si aggira attorno ai 200mila euro.

Tra le denominazioni più rinomate vanno poi ricordati altri due grandi rossi toscani entrambi Docg: il Chianti Classico (170-200mila euro) e il Nobile di Montepulciano (120-150mila euro).

Sulla scorta del magic moment di questi anni vissuto dall'universo degli spumanti italiani sono cresciute anche le quotazioni in un'altra area “bollicine oriented” quella della Franciacorta, dove un ettaro vitato viaggia tra i 250mila e i 300mila euro.

L'ottimo momento del vino italiano è inoltre sintetizzato anche da un altro aspetto, e cioè che a rivalutarsi non sono solo i terreni dei brand e delle denominazioni più famose ma all'orizzonte appaiono anche alcune interessanti new entry. E' il caso ad esempio del Lugana, un bianco realizzato sulle sponde del Lago di Garda e che in questi ultimi anni ha visto le quotazioni dei propri vigneti raggiungere quota 250mila euro.

Più alla portata, in Umbria, i vigneti per produrre il Sagrantino di Montefalco i cui valori si aggirano sugli 80mila euro a ettaro. Ma tra le denominazioni in grande crescita, anche grazie agli importanti investimenti in zona effettuati da imprenditori del calibro di Angelo Gaja, c'è la Doc Etna in Sicilia dove per i vigneti meglio esposti sulle pendici del vulcano si arriva anche a 100mila euro a ettaro.

Insomma, secondo quanto emerge dall'indagine effettuata da winenews il vino e i vigneti made in Italy godono di ottima salute che frequentemente attirano investitori da settori esterni al comparto agricolo e sempre più spesso dall'estero. D'altro canto, come confermato dai dati dell'Istituto nazionale di economia agraria (Inea), e al di là delle tante blasonate denominazioni il valore medio di un vigneto in Italia è di circa 30mila euro e si pone ben al di sopra del valore medio di un ettaro di terreno agricolo che a malapena raggiunge quota 20mila euro.

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