Ha scontato una partenza difficile il progetto di cablaggio del Lazio con la fibra ottica per la banda ultra larga affidato a Open Fiber. «Ma è un progetto su cui l'amministrazione ha puntato moltissimo investendo risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e del fondo europeo per lo sviluppo rurale (Feasr) per 150,5 milioni di euro», spiega l'assessore allo Sviluppo economico della regione, Gian Paolo Manzella. Il ritardo è legato al fatto che «c'è stato un lungo processo negoziale con l’amministrazione europea, e il progetto è passato da regionale a nazionale facendo allungare i tempi per l'apertura dei cantieri.
Adesso però i problemi sono sostanzialmente superati, in questo momento ci sono già 110 cantieri aperti nella regione per la posa della fibra e noi riteniamo che nel 2021 il progetto sarà completato». Il Lazio ha un territorio molto disomogeneo riguardo l'accesso al digitale ma al tempo stesso ha importanti capacità nel settore delle tecnologie digitali, quindi per la Regione «creare l'infrastruttura di base è anche lo strumento per portare più servizi e per dare un impulso all'economia».
Per quanto riguarda la rendicontazione dei fondi Por 2014-2020 al 31 dicembre la Regione ha certificato a Bruxelles l'utilizzo di 472,06 milioni di euro, che sono suddivisi in: Fesr 146,28 milioni di euro; Fse 127,85 milioni di euro; Feasr 197,93 milioni di euro. Di questi 122,85 milioni per la promozione della competitività delle Pmi e del settore agricolo, 94,66 milioni per la prevenzione e la gestione dei rischi idrogeologici e l'adattamento ai cambiamenti climatici, 66,64 milioni in istruzione, formazione professionale e apprendimento permanente e 49,5 milioni per l'occupazione e per il sostegno alla mobilità dei lavoratori.
Due aspetti hanno complicato l'utilizzo dei fondi europei a livello regionale, spiega l'assessore. «Prima di tutto i cambiamenti normativi comunitari e nazionali che da una parte costringono a continui aggiornamenti e dall'altra come nel caso del codice degli appalti hanno resto più rigide le procedure. La seconda questione è legata all'evento sismico che ha investito il Lazio, che ci ha obbligato a reimpostare la macchina amministrativa e gli investimenti».
Nel 2019 - continua Manzella - dovremo fare attenzione a quello che «sta succedendo a Bruxelles sulla nuova programmazione 2021-2027. Come Regione vogliamo far sentire la nostra voce e far sentire il peso di una regione che scommette sull'innovazione e che sull'Europa conta molto. Il 2019 sarà anche un anno di potenziamento tecnico per le strutture amministrative. Stiamo attuando un programma di reclutamento per assumere ingegneri, esperti di euro progettazione, project manager, cioè tutte quelle professionalità di cui le pubbliche amministrazioni spesso sono carenti e che invece sono essenziali per utilizzare al meglio i fondi europei».
Ma quali sono i settori in cui la regione ha speso e investito di più e con quali risultati in termini di crescita dell'economia? Una valutazione della crescita economica, legata ai fondi Ue, non è ancora possibile farla, chiarisce Manzella. La Regione ha investito «circa 190 milioni di euro di fondi Fes per interventi di reindustrializzazione del tessuto produttivo, sostegno a startup e ricerca e internazionalizzazione e per iniziative innovative di Venture Capital. Abbiamo investito nel settore della ricerca e della conoscenza» perché riteniamo che la competitività del nostro sistema economico produttivo a livello globale «si giochi nel dialogo tra università e impresa. Un altro elemento molto importante è stata la scommessa sulle persone con 90 milioni di euro dell'Fse concessi nel quadro del programma di formazione e work experience “Torno Subito” dedicato ai giovani, che in pochi anni è diventato un eccellenza a livello italiano. L'idea è quella di sostenere economicamente i giovani che vanno all'estero per arricchire, sia la loro esperienza professionale sia la loro esperienza accademica per poi rientrare nel nostro paese con più competenze.» Un esempio di intervento rilevante è quello che la regione sta sostenendo a Frascati con il progetto Dtt (Divertor Tokamak Test) sulla fusione nucleare che verrà realizzato nell'ambito della politica europea sull'energia nucleare e che porterà a Frascati un numero rilevante di imprese e ricercatori.
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