È la regione con più musei d’Italia, se ne contano 760 tra statali, degli enti locali, ecclesiastici e privati, di cui 716 aperti al pubblico. Ogni 4.971 abitanti c’è un museo, però solo il 2,5% conta un numero di visitatori superiore a 500mila l’anno. L’endemica concentrazione nelle città d’arte – Firenze fa la parte del leone con la Galleria degli Uffizi in cima a tutte le classifiche nazionali e internazionali per numero di visitatori e per mostre -, pone anche in Toscana il dilemma della decongestione. In totale, secondo l’Istat, i visitatori sono 21.6868.000 – la prima regione d’Italia è il Lazio 30.224.000 – di cui 14,5 milioni visitano musei non statali. «Nonostante la numerosità e attrattività dei musei statali in Toscana, la gran parte (67%) dei visitatori si registra nei musei non statali, anche se con risultati assai eterogenei» spiega Roberto Ferrari, direttore della Direzione Cultura e Ricerca della Regione Toscana. «Proprio per assicurare una crescita del sistema museale regionale puntiamo al sistema di accreditamento di musei ed ecomusei ispirato al decreto ministeriale del 10.5.2001 (Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei); il meccanismo di finanziamento dei musei lega gli obiettivi dell’accreditamento al sostegno regionale (DGR 134/2018), il che consente di avere risorse, sebbene non elevate, anche per il funzionamento ordinario dei musei. Naturalmente nel sistema di accreditamento, che apre a questi finanziamenti, la Regione verifica il possesso dei requisiti in ordine all’orario di apertura, al personale, alle attività educative, e più in generale si riscontra l’impegno sulla crescita e divulgazione delle collezioni». Grazie a questo meccanismo il 31 gennaio 2019 la delibera n. 75 per i musei di rilevanza regionale ha stanziato 1 milione per 80 di questi musei. «La risposta all’over booking di alcuni territori può venire da un concreto impegno dei musei nelle attività di ricerca e nello sviluppo di più stabili reti di relazione con il contesto» prosegue Ferrari. E sono tanti i casi di best practice nelle arti e linguaggi contemporanei che, oltre al Centro Pecci e a Palazzo Strozzi, stanno disseminando linfa vitale nella regione , come il percorso di rigenerazione urbana di CasermArcheologica di Sansepolcro, all’interno di Palazzo Muglioni, o la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, una sede pubblica per conservare scritti di memorie private. Rivitalizzare significa anche collegare come fa la Galiloteca del fiorentino Museo Galileo, biblioteca digitale tematica formata da testi, immagini, documenti consultabili da ogni angolo del mondo. O il caso di valorizzazione territoriale messo in moto dal museo Magma di Follonica.
Le risorse regionali di oltre 30 milioni distribuite su tutto il sistema culturale dallo spettacolo dal vivo, teatro musica e danza ai musei e ai luoghi della memoria alimentano il sistema cultura. «Così nei 2.734 comuni toscani , e nell'intorno di trenta minuti, ogni cittadino può aver accesso almeno a un cinema, un teatro o una biblioteca. Il diritto alla cultura non ha così barriere dettate dalla distanza» conclude Ferrari. E, infatti, i consumi culturali dei toscani sono alti: la spesa media mensile delle famiglie in ricreazione, spettacoli e cultura è stata di 165,53 euro (5,78% sulla spesa totale) rispetto ai 129,74 euro degli italiani, secondo Federculture su dati Istat del 2017. Solo a Firenze i visitatori degli istituti culturali statali da 2000 al 2017 sono cresciuti del 21,8% e nei musei civici del 137% e il Comune non ha lesinato in spesa per la cultura: con 113,18 euro pro capite (il 2,7% sul bilancio) è la più alta tra i comuni italiani più popolosi.
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