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Fondi europei, Rossi (Toscana): “Devono tener conto delle diversità dei territori”

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Sul futuro dei fondi europei, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi batte e ribatte un solo tasto: occorre ridurre le disuguaglianze tra territori. “Bisogna che le politiche europee tengano conto delle diversità di tutti i territori dell'Unione, nel rispetto dell'articolo 174 del Trattato dedicato alla coesione economica, sociale e territoriale”, ha ripetuto anche di recente a Brest, in Bretagna, in occasione della conferenza delle regioni periferiche marittime (Crpm, di cui è vicepresidente), sottolineando che la politica di coesione è “ancora sotto attacco” e che “nei negoziati sul post-2020 le strategie degli Stati membri si allontanano dalle priorità dei territori, aumentando gli squilibri tra regioni più ricche e più povere”.

Guardando all'oggi, invece, Rossi è soddisfatto dell'utilizzo dei fondi europei 2014-2020 da parte della Regione Toscana, che ha da poco ottenuto un “bonus” per il raggiungimento degli obiettivi al 31 dicembre 2018.

Presidente, ce la farete a spenderete tutti i fondi europei del programma 2014-2020?

Sì. Abbiamo già raggiunto gli obiettivi al 31 dicembre 2018 su tutti e tre i fondi, Fesr, Fse e Feasr, e per questo abbiamo ottenuto 149 milioni di premialità. I nostri programmi europei valgono in tutto 2,731 miliardi: 1,726 miliardi li abbiamo impegnati entro dicembre 2018 (di cui 796 milioni liquidati), piazzandoci tra le regioni italiane più virtuose, cifra che sale a 2,166 miliardi con i bandi già attivati. Ora mancano poco meno di 600 milioni, che vogliamo impegnare entro settembre prossimo.

Quante aziende avete finanziato finora?

Abbiamo finanziato 3.540 aziende manifatturiere e dei servizi, del turismo e del commercio, e 23.721 aziende agricole, agroalimentari e forestali. E alla fine del programma avremo creato, questa è la stima, sette-ottomila nuovi occupati stabili. Ma la cosa più importante è che le politiche europee stanno creando una vera cultura dell'innovazione. Stimolano nella direzione della crescita qualitativa.

Per la prima volta i soldi europei sono andati anche alle grandi aziende….

Sì, abbiamo aperto i bandi alle grandi aziende e, in tutti i casi, abbiamo fatto una selezione più dura delle imprese da finanziare, ammettendo solo quelle che vanno bene, anche se questo ha scatenato critiche. Poi siamo stati la prima Regione ad aprire i fondi europei alle partite Iva e ai liberi professionisti, e abbiamo “inventato” il microcredito che è andato a quasi mille imprese a conferma che, a volte, anche 20mila euro servono.

Cos'è invece che è andato male?

Il bando per l'efficientamento energetico delle aziende, tanto che abbiamo dovuto riconvertirlo in progetti di risparmio energetico degli enti pubblici.

Le aziende agricole si lamentano dei ritardi nel pagamento dei contributi…

Sul Piano di sviluppo rurale al 31 dicembre 2018 abbiamo impegnato 628 milioni e pagato finora 260 milioni, ma il 90% delle pratiche ancora da pagare è in attesa di documenti che le aziende devono presentare.

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