«Living with Italy», c’è un nuovo modo per declinare le possibili trasformazioni del made in Italy che in Russia, con l’avvento dell’era delle sanzioni, è stato chiamato ad adattarsi a una linea di politica economica che privilegia la localizzazione rispetto all’export. Le imprese russe, costrette a sostituire con produzione propria quello che non si può più importare a causa di sanzioni e controsanzioni, avevano già battezzato “made with Italy” l’invito a unire conoscenze e tecnologie italiane alla produzione locale.
Nelle indicazioni del Cremlino, che ha fatto del rilancio dell’industria nazionale una priorità strategica, il modello è andato oltre l’ambito dell’embargo sui prodotti occidentali - circoscritto a diverse categorie di generi alimentari - in modo da accelerare lo sviluppo e la modernizzazione di altre fasce dell’industria. E ora la Zona economica speciale Stupino Quadrat, 73 km a sud di Mosca, ha pensato a un progetto specifico per il settore arredo, con l’obiettivo di creare nella prima ZES russa gestita da privati un centro di produzione di mobili e arredamento realizzati in Russia, ma progettati in Italia.
“Living with Italy” è dunque il nome del progetto che consentirebbe alle imprese italiane del settore di accedere a un mercato locale molto più ampio di quello attualmente raggiungibile, provando a superare la crisi dell’export del mobile in Russia. Mettendo a contatto imprese italiane e selezionate imprese russe, a Stupino stanno partendo altre opportunità di produzione industriale “in conto terzi” per altri settori del “made in Italy”.
Ekaterina Evdokimova, che ama ricordare il motto della ZES che dirige a Stupino - «Attrarre investimenti facendo felici gli investitori» - è tornata a Milano a metà aprile, ospite di Assolombarda con Confindustria Russia, per presentare le opportunità e le facilitazioni offerte da Stupino Quadrat, dove l’approccio “privato” nella fornitura di infrastrutture industriali e sociali, meno burocratico e più sensibile al business, si integra nella cornice legale e nel quadro di agevolazioni fiscali disegnato dal governo russo a sostegno degli investimenti.
Per aiutare gli imprenditori ad affrontare il nuovo modello di cooperazione industriale Italia-Russia, nel 2016 è nato un programma operativo - “Action for Russia” - che riunisce i soggetti istituzionali russi delegati dal governo, ministero dell’Economia e dell’Industria, con le organizzazioni associative italiane, le istituzioni finanziarie, i consulenti e partner delle imprese. «Per avvicinarsi alla Russia - ricorda Alberto Conforti, managing director di Livolsi Conforti & Partners - prima bastava avere un buon prodotto da vendere, e far incontrare l’offerta del fornitore italiano con la domanda del cliente russo. Oggi, invece, l’avvio di un progetto di localizzazione commerciale/produttiva nella Federazione Russa richiede una lunga programmazione, una visione strategica di medio-lungo periodo». In cui un’impresa italiana identifica una potenziale impresa russa per produrre per il mercato locale.
“Action for Russia” accompagna gli investitori nelle tre fasi del programma: analisi preliminare del mercato di interesse (con la valutazione delle opzioni tecnico-economiche del progetto di localizzazione produttiva); studio di fattibilità relativo all’individuazione e verifica del partner industriale o commerciale; proposta di progetto, con la verifica della sua sostenibilità e l’analisi dei possibili strumenti di sostegno economico-finanziario previsti dalla Federazione Russa.
“Action for Russia” è partito nel 2016: è tempo di un primo bilancio per Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, che con Confindustria Russia e i consulenti industriali e finanziari di Livolsi Conforti & Partners ha fatto conoscere il nuovo modello di cooperazione con la Russia. Raggiungendo più di 350 imprese, attive in diversi settori merceologici. Alberto Conforti tira le somme: «Novanta di queste imprese hanno ritenuto perseguibile il modello, richiedendo approfondimenti operativi; trenta di loro hanno avviato attività di analisi e sviluppo di un progetto di localizzazione».
Queste ultime sono attive in particolare nel settore farmaceutico e dispositivi medici, nell’engineering di prodotto e integrazione di sistemi, nelle energie rinnovabili, l’oil & gas, la metallurgia, il design industriale, la cosmesi. Imprese con caratteristiche diverse, spiega Conforti, ma accomunate dalla disponibilità a considerare che i russi «vogliono legami non occasionali nella loro ricerca di partner italiani che contribuiscano a migliorare la qualità, non ottimale, della produzione locale». Tenendo conto che nel passaggio da un accordo di natura commerciale a un progetto industriale «c’è uno spazio che si può coprire bene con i servizi finanziari oggi sul mercato. C’è più offerta di quanto le imprese pensino».
© Riproduzione riservata