Economia

Imprese e università in campo per l’Europa

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VERSO IL VOTO

Imprese e università in campo per l’Europa

(Afp)
(Afp)

“Il valore dell’Europa”. Se già il titolo indica in effetti una scelta di campo chiara e netta, il libro bianco sul vecchio continente presentato da Assolombarda rappresenta tuttavia qualcosa di più di una mera collezione di affermazioni di principio.

Si tratta piuttosto di un ragionamento ampio, non a caso strutturato coinvolgendo i rettori delle otto università milanesi (+Pavia), ciascuno dei quali impegnato ad affrontare un tema specifico. Che si tratti di formazione o infrastrutture, di innovazione e ricerca, unione monetaria o scambi commerciali, l’obiettivo è appunto quello di mettere in evidenza i contributi offerti dall’Unione alle nostre vite e alla nostra crescita, effetti positivi spesso dimenticati e oscurati dalla massa di critiche e ostilità scatenate dai nuovi sovranismi che guadagnano consenso in molti paesi, tra cui l’Italia.

«Logiche di breve e medio periodo - spiega il vicepresidente di Assolombarda per l’internazionalizzazione e l’Europa Enrico Cereda - hanno amplificato una narrazione che ha fatto dell’Europa la ragione di buona parte dei nostri mali. Senza nascondere difetti, errori e delusioni, vogliamo innestare nello scenario del dibattito pubblico un nuovo racconto».

Fatto di aziende che vincono bandi internazionali Horizon 2020 o di ragazzi che sfruttano le possibilità di Eramus, come hanno spiegato alcuni dei testimonial chiamati ieri al Teatro Franco Parenti di Milano per raccontare alla platea dei giovani (in sala centinaia di studenti di quinta superiore) il loro rapporto con l’Europa, in un evento che si intreccia tra musica e cultura; tra teatro ed economia.

«In effetti - spiega il rettore del Politecnico di Milano e segretario generale Crui Ferruccio Resta - i giovani hanno già risolto tanti dubbi che noi ci poniamo, perché in fondo per loro essere europei è un fatto naturale. Occorre fare un passo avanti, smettendo di chiederci chi siamo e mettendo in atto politiche di crescita comune che tengano conto dei bisogni delle generazioni future».

Dalla collaborazione tra mondo dell’impresa e università nasce così a venti giorni dal voto del 26 maggio un lavoro a tutto tondo, che chiarisce l’impatto delle scelte di Bruxelles non solo sull’attività della singola azienda ma anche più in generale sui percorsi di sostenibilità, le attività di ricerca, in generale la nostra crescita culturale.

«Una costruzione non perfetta - chiarisce il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi - e costellata di errori, risposte sbagliate davanti alle ultime crisi, difficoltà nel promuovere fino in fondo uguaglianza e solidarietà. Ma la risposta a tutto questo non è meno Europa e ritorno agli Stati nazionali. Se pensiamo all’integrazione delle nostre regioni manifatturiere con le filiere continentali il ritorno al sovranismo non è un errore, piuttosto un delitto».

Fare da soli è quindi ritenuto impossibile e solo un’Europa con una voce forte e univoca ha qualche possibilità di giocare la propria partita davanti a Stati Uniti, Cina , Russia.

«Chi crede di trarre vantaggio trattando al ribasso posizioni naturali di benevolenza da parte della Cina o della Russia - ha detto Bonomi - mostra di non aver capito molto di quanto sta avvenendo e di come l'interesse convergente delle grandi potenze sia rivolto al nostro indebolimento e al frazionamento dell'Occidente cui anche gli Usa di Trump hanno dimostrato di non credere».

Europa da difendere anche per la sua valuta comune, garanzia decisiva contro i rischi di cambio e fonte di stabilità, così come per i suoi effetti positivi sulle attività di ricerca e sviluppo, concretizzate ad esempio nei fondi Horizon 2020 e negli investimenti del piano Juncker.

Ed è un errore grave - aggiunge Bonomi - vedere l’Europa solo come fonte di vincoli, perché come hanno dimostrato anni di politiche di bilancio basate sulla spesa corrente, «riequilibrare in modo energico la nostra finanza pubblica non va fatto perché lo chiede l’Europa, piuttosto perché conviene a noi».

Democrazia e soprattutto mondo, sono le parole più gettonate dai giovani in platea quando devono associare un singolo concetto all’Europa.

«Mi ritrovo in questa visione - conclude Bonomi - e io credo che per essere buoni italiani nel mondo, bisogna essere buoni europei in Italia».

Non tutto chiaramente funziona, non è questo il senso del ragionamento. E infatti dal volume emergono alcune raccomandazioni che rappresentano anche stimoli al cambiamento. Nella direzione di una crescita inclusiva che riduca le disuguaglianze, di un ’Europa che semplifichi e sburocratizzi, che investa sempre più risorse in formazione, ricerca e innovazione.

Sempre però avendo come stella polare (è il primo punto) il completamento del disegno europeo.

Completamento, non dissoluzione.

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