Quel che resta è una crescita dell’1%, passo in avanti del primo trimestre che viene solo ridimensionato, non azzerato dal brutto dato di marzo.
La produzione industriale del mese è però una doccia fredda rispetto ad un primo bimestre decisamente migliore, probabilmente rilanciato anche da un effetto-scorte, per la ricostituzione dei magazzini. Esaurito il quale si ritorna in rosso, con un output manifatturiero che cede lo 0,9% rispetto al mese precedente, quasi un punto e mezzo (-1,4%) nel confronto con marzo 2018.
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Questo, pur rivalutando il dato per tenere conto del calendario meno favorevole (una giornata lavorativa in meno), perché in termini grezzi la riduzione sarebbe del 3,1%.
In attesa dei dati definitivi Istat sul primo trimestre, quel che è certo è che in ogni caso il contributo dell’industria tra gennaio e marzo è stato positivo, una crescita congiunturale dell’1% rispetto al trimestre precedente, primo segno più trimestrale dalla fine del 2017.
In termini settoriali i segni più sono limitati, con le performance migliori per apparati elettrici, alimentari, macchinari e chimica.
In frenata invece farmaceutica, elettronica, mezzi di trasporto, metallurgia, gomma-plastica e tessile abbigliamento. Sulle
medie continua a pesare in modo evidente la frenata del comparto auto: la produzione italiana di autoveicoli
diminuisce infatti del 14,4%, flessione analoga a quella registrata nell’intero primo trimestre.
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