Con una sforbiciata di un punto rispetto alle stime precedenti dello scorso novembre, l’Istat riduce allo 0,3% le previsioni di crescita del Pil italiano nel 2019, superando comunque le ipotesi di Bruxelles e andando anche oltre di un decimale rispetto alle stime del Governo.
A sostenere la debole crescita sarà esclusivamente la domanda interna, mentre l’apporto della domanda estera netta è visto pari a zero. Puntello che verrà garantito in particolare dai consumi. «Moderato incremento», puntualizza in ogni caso l’Istat, sostenuto dall’aumento del monte salari e «in misura limitata», dalle misure del reddito di cittadinanza. La spesa della famiglie dovrebbe così crescere nell’anno dello 0,5%, poco al di sotto di quanto realizzato nel 2018.
Deboli invece gli investimenti, che pur sulla spinta di Industria 4.0 anche nel 2018 in termini di quota sul Pil (18%) sono stati ancora inferiori ai livelli del 2007 (21,2%). Per l’anno corrente, spiega l’Istat, il deciso rallentamento delle aspettative sui livelli produttivi dell’area euro e dell'economia italiana sono attesi incidere in misura significativa sulle scelte di investimento delle imprese. Debolezza del resto confermata dalle rilevazioni sugli indici di fiducia, che per il comparto manifatturiero oscillano sui minimi degli ultimi quattro anni.
Investimenti in macchinari e attrezzature, così come in costruzioni, sono attesi evolvere in misura «decisamente più contenuta rispetto agli anni precedenti», con una previsione media totale di una crescita dello 0,3%, «beneficiando in misura contenuta anche delle agevolazioni inserite nel decreto crescita».
Crescita limitata ma comunque in grado di spostare verso l’alto il Pil, superando quindi le stime pubblicate il 7 maggio da Bruxelles, che per l’Italia indicano una crescita delklo 0,1%.
Il mercato del lavoro è visto stazionario, in media d’anno le unità di lavoro sono viste vicine ai livelli del 2018 (+0,1%), mostrando una lieve ricomposizione a favore degli occupati dipendenti. Il tasso di disoccupazione è però stimato in crescita di due decimali, al 10,8%.
L’attuale scenario - commenta l’istituto - è caratterizzato inoltre da alcuni rischi al ribasso, rappresentati da una ulteriore moderazione del commercio internazionale e da un possibile peggioramento delle condizioni creditizie legato all'aumento dell'incertezza e all'evoluzione negativa degli scenari politici ed economici internazionali.
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