I 55 negozi Mercatone Uno chiusi da sabato scorso per il fallimento della proprietà Shernon Holding non riaprono: è questa
la novità emersa dal tavolo tecnico al Mise appena finito con i fornitori e le unità di crisi di tutte le regioni coinvolte.
L'amministrazione straordinaria ex legge Marzano può durare al massino 4 anni ed è ormai scaduta, essendo partita nell'aprile
2015. Va quindi riaperta una procedura ex novo, per retrocedere i compendi aziendali della Shernon, unica strada per attivare
gli ammortizzatori sociali a vantaggio dei 1.800 dipendenti rimasti a casa senza preavviso lo scorso week-end (con un messaggio
via Facebook) e per poter riaprire i punti vendita nel tentativo di salvare il valore delle attività commerciali. Ma la decisione
spetta al Tribunale di Bologna, da cui finora non sono arrivate comunicazioni o segnali.
«La nostra richiesta è che vengano sostituiti tutti e tre i commissari, sul loro operato vogliamo chiarezza» afferma all'uscita
dell'incontro in via Molise William Beozzo, presidente l'Associazione Fornitori Mercatone Uno A.S., costituita poche settimane
fa per cercare di tutelare gli oltre 500 fornitori strozzati da quattro anni di malagestione. Rischiano infatti di restare
scoperti non solo i fornitori che al 2015, con l'ingresso in procedura straordinaria, vantavano 180 milioni di crediti verso
la proprietà Cenni-Valentini, ma anche chi ha fornito immobili e merci al gruppo distributivo di Imola negli ultimi quattro
anni, convinto di essere tutelato dal controllo pubblico del Mise: si parla di altri 180-200 milioni di crediti tra i tre
anni di commissariamento (crediti prededucibili) e gli otto mesi sotto bandiera Shernon (fornitori che oggi non hanno neppure
la prelazione di creditori prededucibili). «Il sottosegretario Giorgio Girgis Sorial ci ha assicurato che sarà inserita nel
decreto Crescita una norma per estendere anche a noi l'accesso al Fondo Serenella (istituito per aiutare le Pmi in crisi a
causa del mancato pagamento da parte di altre aziende chiamate in giudizio per i reati come insolvenza fraudolenta e false
comunicazioni sociali, Ndr)» spiega Beozzo.
Come le associazioni dei consumatori stanno ventilando l'ipotesi di una azione contro gli amministratori per insolvenza fraudolenta
– sono 20mila i clienti Mercatone Uno che hanno versato acconti per 3,8 milioni senza entrare in possesso della merce e che
in quanto chirografari non hanno speranze di ottenere qualcosa insinuandosi nel passivo – così anche i fornitori hanno chiesto
oggi al Mise accesso agli atti del periodo commissariale per fare chiarezza su come sia stato possibile che un gruppo entrato
in procedura con un valore degli asset di 285 milioni (senza considerare il valore del marchio) sia stato svenduto (dopo due
bandi a vuoto) a fine 2018 con trattativa privata per appena 70 milioni, di cui incassati la metà (35 milioni, di cui 21 da
Cosmo e 12,5 versati da Shernon per i magazzini, sui 49,5 del contratto, con un'operazione di svilimento delle merci intermediata
da una società americana su cui il Tribunale di Milano sta indagando). Accumulando nel frattempo altri 350 milioni abbondanti
di perdite (tra i 265 dei tre anni di procedura e i 95 milioni di Shernon).
Dai dati delle stesse relazioni commissariali (assai ermetiche) risulta evidente che i tre manager incaricati dal Mise di
garantire la continuità e il valore aziendale e il soddisfacimento dei creditori non solo non abbiano rispettato il mandato,
ma non abbiano denunciato lo stato di default per tempo - nonostante le segnalazioni degli stessi fornitori al comitato di
sorveglianza del Mise - visto che il rosso aumentava di 5,5 milioni ogni mese. E i tre commissari pare abbiano invece guadagnato
per i tre anni di attività oltre 7 milioni.
© Riproduzione riservata