Una rete logistica intermodale per movimentare l’ortofrutta fresca del sud est barese, del Salento e del Metapontino verso i mercati esteri e far risalire i numeri dell'export. Lo scarto competitivo di queste due regioni che, da sole -secondo Fruitimprese - con 1,56 milioni di euro alimentano il 13% della plv ortofrutticola italiana, pari a 11,8 miliardi nel 2018 - si gioca sulla logistica, come insegna il caso Spagna.Lo scarto è nella logistica che, insieme al confezionamento, rappresenta il costo maggiore nel settore. Così se vuoi esportare frutta di pregio in partenza dal Metapontino,in Basilicata, e devi raggiungere i porti di Gioia Tauro, Salerno o Napoli, un container refrigerato ha costi, medi, compresi tra 950 e 1300 euro a seconda della destinazione e la consegna avviene dopo un viaggio di 40-60 giorni. Con il porto di Taranto a 60 kilometri -il terminal container non è ancora attivo, ma è alle viste - il costo si ridurrebbe fino a 300 euro. In aereo, per la frutta di valore - la fragola, per intenderci, non le arance tarantine - lo scalo utilizzato per raggiungere il Centro Africa o gli Emirati Arabi è Ciampino, con un costo logistico aggiuntivo di 2,80-3,00 euro al kilo. Questo caso di Asso Fruit Italia, la OP materana di Scanzano Jonico -300 soci, attività in 5 regioni, 83 milioni di fatturato nel 2018 - che esporta un pò dovunque è un caso esemplare del gap logistico di alcune delle aree ortofrutticole più vocate in Italia, quasi tutte obbligate al trasporto su gomma. «La logistica - spiega l'ad della OP, Andrea Badursi - è decisiva per la nostra sopravvivenza sui mercati esteri e se li raggiungi con costi accettabili e competitivi è fatta, altrimenti sei fuori». Per questo si lavora ad una rete logistica intermodale che punta tutto sul porto di Taranto, sullo scalo aereo di Grottaglie e su Ferrandina, snodo agroalimentare ferroviario, in Basilicata. Da Taranto vengono le novità più importanti. A fine mese, primi giorni di luglio -anticipa a Il Sole 24 Ore il presidente dell'autorità portuale del capoluogo jonico, Sergio Prete - il terminal container ritornerà attivo grazie alla sua concessione, per 49 anni, alla società turca Yilport, che prevede di movimentare container per 1 milione di Teu, entro i prossimi 5 anni. Il terminal ritornerà operativo e potranno riprendere i traffici anche agroalimentari di import/export interrotti da tempo. In autunno poi diventerà operativa anche la piattaforma logistica, estesa 200.000 mq., da 40 milioni di euro, che ha una piastra agroalimentare con due magazzini a temperatura controllata e 5 celle estese in tutto 3400 mq. con temperature da 0 a -28 gradi. «Partirà così-spiega Prete- quell’hub dell'ortofrutta a cui lavoriamo da tempo con prodotti da e verso il Maghreb, il Mediterraneo, l’Africa, l’Asia e risalendo l'Italia, con i collegamenti intermodali e ferroviari, verso l’Europa». L’altro asse è la piattaforma logistica prevista nell'area ferroviaria Rfi di Ferrandina, in Basilicata, compresa nella Zes jonica. Finanziato lo studio di fattibilità per 1,8 milioni e realizzata nel 2017 la progettazione esecutiva costata 7,5 milioni, manca ora la gara per realizzarla -il compito è della provincia di Matera e dell'Autorità portuale di Taranto - costo 70 milioni, in parte appostati nel patto per il Sud firmato tra Governo e regione Basilicata. Destinata al comparto ortofrutta, la piattaforma movimenterebbe merci per 1,7 milioni di t. di produzioni pregiate del Metapontino.In questa rete si inserirebbe – il ministro Centinaio a Matera potrebbe dare dettagli importanti – anche lo scalo aereo di Taranto Grottaglie che, auspicano in Puglia e Basilicata, sarebbe scalo interregionale utile anche per Campania e Calabria. È posto a 20 km dal porto jonico, è ben collegato ed ha - spiega Marco Catamerò, dg di aeroporti di Puglia-«una vocazione tutta sua nell'aerospazio, ma anche nel traffico cargo connesso proprio al settore agroalimentare e nel nostro master plan 2019/2028 è ovviamente valorizzato».
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