Si fa sempre più concreto il rischio di un ritardo nei lavori per il viadotto Morandi, a causa del rallentamento imposto ai lavori di demolizione della presenza (seppur minima e sotto le soglie di pericolo) di amianto naturale nel cemento armato. Ed è per questo che il commissario straordinario per la ricostruzione (e sindaco di Genova), Marco Bucci, punta a dare un stretta ai tempi per abbattere con l’esplosivo, forte di un uno speciale detonatore in arrivo dalla Spagna e delle misure di sicurezza messe a punto per evitare dispersioni di amianto, i piloni strallati 10 e 11 che reggono la parte Est del ponte e incombono sulle case sfollate, in avanzato stato di demolizione.
«Penso – ha detto ieri Bucci - che faremo tutto il 27. Altrimenti sarà il 28 ma non possiamo più aspettare, ogni giorno è un giorno in meno per il benessere di Genova, non possiamo permetterci il lusso di posticipare». Eppure, tra i tecnici, c’è chi preferirebbe arrivare al 29, che è sabato e comporterebbe meno problemi per il blocco di strade, autostrade e ferrovie limitrofe, necessario durante l’esplosione e nelle ore subito successive, per effettuare i controlli sull'amianto nell’etere.
Il cronoprogramma per il ponte prevedeva la fine dei lavori di demolizione entro 31 luglio 2019 e la fine della costruzione ad aprile 2020, con inaugurazione il 15 di quel mese. E i costruttori del nuovo viadotto, Salini Impregilo e Fincantieri (riuniti nella società PerGenova) guardano con attenzione i tempi di abbattimento, per capire se riusciranno a mantenere i loro.
A chi ieri, a margine di un convegno a Genova, ha chiesto a Pietro Salini se è fiducioso di consegnare il ponte nei tempi stabiliti, l'imprenditore ha risposto: «Noi ci proviamo e ce la mettiamo tutta, chiaramente le condizioni ci devono essere perché se troviamo delle difficoltà impreviste è un tema che dobbiamo affrontare tutti. Però attualmente stiamo lavorando». Salini ha anche ricordato che “è il sindaco Bucci a dettare l’agenda. Stiamo aspettando di vedere completata la demolizione. Da quel momento in poi l’agenda (della ricostruzione, ndr) comincia con i suoi ritmi e quel che serve per raggiungere il risultato».
Anche Alberto Maestrini, manager di Fincantieri e presidente di PerGenova, è cauto: «Cerchiamo di lavorare al massimo, con tutti i mezzi che abbiamo per riuscire a mantenere i tempi. Chiaramente siamo all’inizio e stiamo valutando quelli che sono gli impatti di questa prima parte (la demolizione, portata avanti dal pool formato da Omini, Fagioli, Ipe e Ireos, ndr), che si è rivelata più complessa del previsto. L’obiettivo rimane quello prefissato. Certo è estremamente sfidante. Fermo restando che dobbiamo lavorare sempre in qualità e sicurezza».
Riguardo a quanto impatteranno sulla ricostruzione gli slittamenti nella demolizione, Maestrini ha aggiunto: «Gli impatti ci sono sempre, ma sta a noi cercare di fare il meglio per recuperare quello che è possibile. Giorno per giorno vedremo come ottimizzare i lavori per fare in modo di rispettare i tempi». Ha poi spiegato che Fincantieri, «da qui ai primi di novembre» completerà «tutte le forniture per il ponte, che poi saranno installate in sito».
È in arrivo con una chiatta da Castellammare di Stabia, ha continuato, «la prima campata da 50 metri del ponte, arriva in nove pezzi che saranno poi assemblati. Si tratta in tutto di 19 campate: tre da 10 metri e le rimanenti 16 da 50 metri. Siamo ormai nella fase costruttiva piena e per noi non c’è un problema di capacità perché la nostra è molto superiore».
Il problema, ha proseguito, “è organizzare tutto l’insieme per fare in modo di rispettare i tempi. Questa è una sfida estremamente critica e difficile ma ce la stiamo mettendo tutta. Le varie campate del ponte, ha precisato, vengono realizzate «sia a Castellammare che a Genova Sestri Ponente. Sono costruite nei due cantieri e poi vengono completate in situ: sotto il Morandi».
Salini ha, invece, successivamente sottolineato che, al di là del ponte, «su Genova abbiamo concentrato un’attenzione molto importante sul Terzo Valico e adesso sul nodo ferroviario genovese». E l’accorpamento di queste opere «velocizzerà moltissimo» il loro completamento. E ha ricordato che nei cantieri per il valico e in quelli per il nuovo ponte sul Polcevera «a regime saranno occupate 6mila persone, che potranno arrivare a 7mila con il nodo ferroviario, con un sostegno ad oltre 25mila persone, se si considerano i nuclei familiari».
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