Nella giornata milanese dedicata all’innovazione e alle eccellenze del territorio - la prima tappa del ciclo di appuntamenti di Innovation Days, in corso stamani nella sede del Sole 24 Ore - i rappresentanti politici e gli imprenditori sono d’accordo nel sottolineare, ancora una volta, il ruolo di Milano e della Lombardia come locomotiva d’Italia.
Alcuni numeri Istat lo spiegano bene. Quasi 200 miliardi è il valore aggiunto della Lombardia, che ha il primato nella classifica regionale anche per la produttività del lavoro. La metà del valore aggiunto nazionale è realizzata nei sistemi locali del lavoro urbani (50.1%).
Il Comune di Milano è primo per valore aggiunto. Le multinazionali estere generano quasi il 15% del valore aggiunto nazionale. Il 54% del valore aggiunto a controllo estero è realizzato in Lombardia e Lazio.
La Lombardia ha un peso notevole in molti comparti nazionali, soprattutto in quelli più innovativi, oltre alla manifattura tradizionale. E in questo contesto, le strutture burocratiche e istituzionali costano meno ai cittadini (mille euro in meno pro capite rispetto al resto d’Italia, secondo quanto riportato dalla Ragioneria di Stato). Attitudine sottolineata anche dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, che introducendo i lavori della giornata ha ricordato «l’attitudine al lavoro calvinista».
La politica rilancia: ecologia e autonomia
Per il sindaco di Milano Giuseppe Sala e per il governatore lombardo Attilio Fontana questo è il palco per rilanciare, ciascuno,
i propri argomenti politici. Per Sala si tratta del modello Milano, tra ecologia e liberalismo economico; per Fontana l’autonomia
regionale, caro ai suoi colleghi leghisti al governo (e tema di scontro con gli alleati del Movimento 5 Stelle).
È Sala a parlare, dal palco del Sole 24 Ore, della sua “versione” politica, che poi coincide con quella corrente che sta prendendo
forma nel Partito democratico di Milano, che si ispira ai Verdi tedeschi, tra ecologismo nelle città e liberismo in economia,
pur con una visione sociale dei servizi.
Sala quindi ribadisce il modello Milano da “esportare” nel resto del Paese, partendo dalla necessità di cavalcare e non subire i due grandi cambiamenti nelle città:
la rivoluzione digitale e la ricerca di un ambiente più sano. E critica la politica attuale. «Vanno avanti le città che crescono,
non solo quelle belle, ma quelle che accettano la sfida. La politica oggi ha delle responsabilità. Oggi parliamo di persone
che tornano, o che non vogliono andarsene dai partiti, o che intendono fare correnti. Ci stiamo facendo scappare la questione
fondamentale, cavalcare il cambiamento. Ci sono per esempio il tema ecologico e l’economia digitale (che porta via lavoro
ma ne crea anche di più)».
Po ribadisce il suo impegno «di fare il sindaco di Milano, ma voglio far sì che il metodo Milano venga introdotto altrove».
Il governatore Fontana rilancia sull’autonomia regionale, questione dibattuta all’interno dell’attuale maggioranza di governo. E ricorda le cifre della “sua” Lombardia. «Nell’innovazione e nella ricerca la Lombardia offre bandi con cui favoriamo le start up, con somme importanti. Vengono così movimentati 700 milioni all'anno. Una delle nostre eccellenze è anche la sanità: qui vengono a curarsi stranieri e italiani. E potrebbe ancora migliorare se avessimo l'autonomia regionale, cosa che potrebbe portare vantaggi anche ad altre parti del Paese».
L’innovazione aziendale: meno uffici e più trasparenza
Lo dicono i numeri, ancora una volta. Le multinazionali preferiscono Milano. Qui hanno trovato sede oltre 4mila aziende internazionali.
E il trend non si ferma, visto che le società greenfield, cioè appena nate, che hanno scelto il capoluogo lombardo sono 414,
su 1330 in Italia. Milano è prima in Europa anche per investimenti immobiliari (13 miliardi).
Molte le testimonianze. Monica Poggio, ad dell'azienda farmaceutica Bayer, parla della convinzione degli stessi dipendenti
«di contribuire alla ricerca».
Silvia Candiani, ad di Microsoft, racconta che non ha un ufficio tutto suo, ma gira in ufficio, «per favorire la collaborazione.
Le aziende ospiti hanno la priorità, sono 450mila le persone che in un anno che sono venute da noi, gli spazi sono tenuti
più liberi per loro». Ed è lei a sottolineare un dato preoccupante per il Paese: il comparto informatico fa fatica a trovare
addetti con competenze. L'ict ha 150mila posti vacanti. Fabio Benasso, ad e presidente di Accentuare Italia, sottolinea che
Milano ha «qualità alta di capitale umano, con il suo sistema formativo», mentre Fabio Panzeri, operating officer di Prelios,
parla di un «rapporto trasparente con le istituzioni».
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