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Piccole imprese e finanza, i primi frutti del dialogo

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L'Analisi|analisi

Piccole imprese e finanza, i primi frutti del dialogo

Il rapporto tra le piccole e medie imprese italiane e la finanza di rischio, storicamente, non è stato tra i più idilliaci. Inutile negare che, talvolta, i due mondi, quello dell’alta finanza e quello delle imprese di piccole dimensioni e di forte radicamento territoriale, si sono guardati con reciproca diffidenza. Un po’ per la struttura stessa del sistema imprenditoriale italiano, basato sulle imprese di famiglia, sulla filiera e sul distretto, un po’ per un apparato finanziario proiettato sulle grandi dimensioni che ha a lungo snobbato le realtà più piccole.

È stata, per molti anni, una partita senza vincitori. Le piccole e medie imprese, poco propense ad aprire il loro capitale, hanno faticato non solo ad allargare la base dimensionale ma anche a colmare il gap competitivo con i concorrenti internazionali (assistiti da una finanza più presente). Il sistema finanziario italiano, a sua volta, è rimasto privo di molti dei campioni del Made in Italy, quelle multinazionali tascabili che avrebbero potuto arricchire il portafoglio dei fondi e innescare un circolo virtuoso impresa-capitale.

“A fine aprile trenta imprese si sono aggiunte alla lista delle quotabili, che adesso sono 389”

 

Il progetto Elite, nato quattro anni fa proprio per avvicinare le distanze e avviare alla Borsa le imprese di piccole e medie dimensioni, prova a colmare questa lacuna. A fine aprile trenta imprese si sono aggiunte alla lista delle quotabili, che adesso sono 389. Non necessariamente tutte approderanno al listino, ma tutte adotteranno policy e governance molto simili alle quotate. Più trasparenza e, dunque, più conoscenza per gli investitori. Più possibilità di reperire finanziamenti e capitali di rischio sul mercato per le imprese. Un’operazione a più vincitori.

Contemporaneamente, sempre a fine aprile, in Borsa è stato presentato un progetto, di grande prospettiva, per accompagnare all’estero le imprese italiane con potenzialità di guadagnare quote sui mercati. La dote finanziaria è ancora limitata, ma l’idea va nella giusta direzione: sostenere le imprese che sono già presenti sui mercati internazionali ma che necessitano di una spinta, di capitali e di conoscenze, per battere i competitor esteri.

È un tassello del più ampio progetto di arrivare a competere con la Germania, entro il 2020, in tutti i settori merceologici. Un obiettivo, molto ambizioso, non c’è da aggiungere altro, che il Governo Renzi persegue con determinazione. Raggiungerlo sarà difficile, ma tendere alla perfezione è il modo migliore per ottenere risultati di una certa rilevanza. Occorre perseveranza, occorrono strumenti intelligenti e finanziamenti mirati.

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