Management

Così la rivoluzione digitale trasformerà manager e imprese

  • Abbonati
  • Accedi
industria 4.0

Così la rivoluzione digitale trasformerà manager e imprese

  • –di Gianni Rusconi
Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager (Imagoeconomica)
Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager (Imagoeconomica)

Secondo un recente studio della società di ricerca americana Gartner, i Chief executive officer e i senior Business executive di aziende con fatturato superiore al miliardo di dollari si aspettano che le loro imprese siano nei prossimi anni (cinque al massimo) sostanzialmente irriconoscibili rispetto ad oggi. E tale mutamento radicale lo si dovrà agli effetti provocati dalla rivoluzione digitale e dalla propagazione del fenomeno Industry 4.0. Dai dati raccolti nello studio emerge come la preoccupazione maggiore da parte del top management sia legata al miglioramento dei servizi offerti ai clienti, alla relazione con questi ultimi e ai loro livelli di soddisfazione.

NATURA DELLE RELAZIONI CORRENTI TRA CIO E CEO
(Fonte: Gartner CIO Agenda Report 2016)

La trasformazione digitale, lo dicono tutti, è una sorta di passaggio obbligato ma se resta indirizzata esclusivamente a un obiettivo di crescita e questo obiettivo non è raggiunto nel modo corretto, tutto si rivelerà effimero. Con benefici solo nel breve periodo e con grandissimi rischi per la sopravvivenza della realtà aziendale (di natura produttiva) e per l'occupazione. I Ceo oggetto di indagine, nel 40% dei casi, sembrano aspettarsi margini di profitto più elevati dalla rivoluzione digitale che sta interessando processi, cose e persone e che loro stessi si aspettano di dover guidare personalmente. Se questa ambizione è lecita, e da condividere con i Chief information officer, è anche auspicabile che siano gli stessi Ceo a rendersi conto del fatto che è richiesto loro un orizzonte di intelligenza e prospettiva che va oltre il semplice risultato di profitto.

La società e il business digitale impongono figure illuminate ai vertici delle aziende ma, osservano alcuni esperti, serve anche una concertazione di sforzi e una seria collaborazione tra Pubblica amministrazione, parti sociali e tessuto economico per mettere a punto una strategia per cui i benefici delle nuove rivoluzioni imposte dalla tecnologie possano valere a lungo termine ed essere spalmati sul maggior numero possibile di attori.

Guardando agli impatti che un fenomeno come Industry 4.0 si porterà appresso, è pressoché certo che sono molte di più le professioni che verranno cancellate, di quelle diversamente specializzate, come i data scientist per esempio, che saranno richieste. Più in generale, si lavorerà di più da ogni luogo, scomparirà il concetto di ufficio, si costituiranno gruppi virtuali distribuiti in più luoghi e in più sedi e probabilmente la creatività risulterà ancora la migliore delle risorse. Se questo è il possibile scenario, e parecchi studi si esprimono in tal senso, qualcuno deve iniziare da subito ad organizzarne le fondamenta sulle quali questo nuovo paradigma dovrà essere edificato. Questo qualcuno va cercato nella sfera del top management e dovrà considerare, in sede di analisi della questione, anche il ruolo che potranno recitare gli assistenti digitali e come dovranno essere gestite le disponibilità di accesso a tutte le informazioni aziendali.

LE PIATTAFORME DI BUSINESS BIMODALI MIGLIORANO LE PERFORMANCE
Risposte alla domanda «Quanto è efficace il tuo business in termini di strategia e pianificazione di tematiche digitali?» . Risposte fornite da CIO che rispondevano positivamente a ciascuna caratteristica bimodale (1=del tutto inefficace - 7=molto efficace) (Fonte: Gartner CIO Agenda Report 2016)

Industry 4.0 è un cambiamento che avanza, ma pochi ne sanno individuare i contorni precisi e forse ancora meno, fra le imprese italiane, si è già posto l'imperativo di dotarsi di figure professionali con competenze nuove e rispondenti alle nuove dinamiche imposte dal digitale. Federmanager, in proposito, ha individuato quattro profili manageriali che si porranno nel prossimo futuro come soggetti indispensabili per intercettare un cambiamento e un salto tecnologico che, parole di Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, «difficilmente possiamo immaginare».

Il compito a cui sono chiamati circa 180mila manager italiani, secondo Cuzzilla, è quello di fare da driver dell'innovazione in una società che si identifica come quella della conoscenza e che necessita di competenze adeguate. Da qui l'idea di quattro profili “nuovi”, pronti a cavalcare le nuove sfide imposte dalla rivoluzione digitale e che sono l'innovation manager, il temporary manager, l'export manager e il manager di rete. Parliamo quindi di figure, vedi nello specifico la prima, dotate di capacità di visone e di anticipazione, curiosità e gestione del rischio. Ricche di skill digitali, ma non meno di conoscenze trasversali e di processo.

Adattarsi alle esigenze di flessibilità e di raggiungimento di obiettivi nel medio periodo è un must per la quasi totalità delle piccole e medie imprese imprese e per questo serve loro una risorsa, come spiega Cuzzilla, «a cui va affidata temporaneamente la gestione di impresa o la gestione di una parte degli obiettivi aziendali allo scopo di massimizzare la performance aziendale». E lo stesso principio lo si applica anche alle attività di vendita. Industry 4.0, infine, porterà con sé l'esigenza di manager capaci di agire in sinergia »in un contesto di osmosi tipico dei distretti industriali. Non si tratta solo di realizzare del problem solving – questo il pensiero del numero uno di Federmanager - quanto di gestire processi democratici all’interno di un organismo per nulla gerarchico come la rete».

© Riproduzione riservata