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Il Ceo di Hitachi: «Il futuro passa dalla riforma del management»

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Il Ceo di Hitachi: «Il futuro passa dalla riforma del management»

Toshiaki Higashihara (Bloomberg)
Toshiaki Higashihara (Bloomberg)

TOKYO – Velocizzare i processi di decisione, nel contesto di un rapido cambiamento del business, per posizionare il gruppo al centro della rivoluzione dell’«Internet delle Cose» raddoppiando i profitti operativi anche se i ricavi resteranno stabili. Sono queste le linee guida del «2018 Mid-Term management Plan» annunciato nei giorni scorsi dal Ceo di Hitachi, Toshiaki Higashihara, nella nuova sede di Ueno, la East Tower, a Tokyo. Su un punto, però, il gruppo non ha fretta: risolvere il contenzioso con il fondo americano di investimenti Elliott su Ansaldo STS.

Per la verità, Higashihara ha evitato ogni domanda sui problemi insorti in relazione alla piu' grande acquisizione all’estero mai fatta dal gruppo (il doppio acquisto di Ansaldo STS e AnsaldoBreda), ma un portavoce ha chiarito: «Per ora non abbiamo intenzione di acquistare altre azioni di Ansaldo STS». L’intenzione originaria era di salire al 100% con un’Opa (dopo aver rilevato la quota di Finmeccanica), ma Elliott ha rifiutato il prezzo offerto e ingaggiato una battaglia a colpi di ricorsi. Dopo che Hitachi è riuscita ad acquisire una risicata maggioranza del capitale, ha conseguito anche vittorie in assemblea e nel cambio del management: ora non ha fretta di risolvere l’intera questione.

Un punto-chiave del piano annunciato da Higashihara sta invece nella volontà di «speed up management: un rapido decision-making e una esecuzione tempestiva», il che comporta una «riforma della base del management». Più facile a dirsi che a farsi, in un gruppo che ha ancora le caratteristiche di un conglomerato, con una ampia serie di business. Da quello che si è percepito, il Ceo intende dare più responsabilità – sul piano delle decisioni e delle performance – ai top manager divisionali e regionali. A loro delegherà anche la riesamina della struttura dei costi, con target di riduzione delle spese operative e degli approvvigionamenti. Non solo: sarà anche valutato come riusciranno a aumentare l’efficienza nell'utilizzo del capitale operativo, ad esempio attraverso un maggiore ricorso all’information technology per ridurre le scorte e i tempi di produzione. Dovrà poi essere coordinato meglio il processo manifatturiero, ad esempio introducendo in alcuni casi «shared production facilities» tra diversi stabilimenti. Il 60% degli investimenti per mille miliardi di yen andrà all’informatica, a partire dalla nuova piattaforma chiamata Lumada per l’Internet of Things (IoT).

Il tutto è propedeutico all’obiettivo principale e più difficile: aumentare l’utile netto di competenza dai 172,1 miliardi di yen dell’esercizio appena concluso a oltre 400 miliardi di yen nel 2018, anche se il giro d’affari (anche per modifiche di perimetro, con la rimozione dal consolidato delle attività nella logistica e nei servizi finanziari) resterà sostanzialmente stabile intorno ai 10mila miliardi di yen. Il che corrisponde a un Ebit superiore all'8%, traguardo ancora più ambizioso del margine operativo di oltre il 7% che era stato fissato dal precedente piano e che non è stato raggiunto (si è fermato al 6,3%). «Spingeremo per una riforma strutturale», ha sottolineato il Ceo, facendo il verso alla cosiddetta «terza freccia dell’Abenomics» (riforme di sistema per aumentare la produttività e la crescita a livello macro) promossa con discussi risultati dal governo del premier Shinzo Abe. Tra tre anni, infine, i ricavi generati all’estero dovranno coprire il 55% del totale rispetto all’attuale 48 per cento.

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