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Il cloud nelle imprese? Ostacolato da un approccio sbagliato alla spesa It

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Il cloud nelle imprese? Ostacolato da un approccio sbagliato alla spesa It

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«C'è un grande dibattito su chi deve guidare la rivoluzione digitale nelle aziende: serve un Chief digitization officer? Bisogna convertire il board di direzione? Bisogna lasciare tutto esclusivamente in mano al Chief information officer? Il fatto che siano sempre di più le funzioni aziendali a investire direttamente in tecnologia è un chiaro segnale della trasformazione in atto. La semplicità con cui, attraverso il cloud computing, è possibile dotarsi di soluzioni potenti senza incidere in modo pesante sulle infrastrutture esistenti origina l’equivoco organizzativo in cui moltissime aziende incorrono: e cioè non includere i dipartimenti It nelle valutazioni di acquisto e implementazione delle tecnologie, non comprendendo l'importanza dell’integrazione organizzativa delle decisioni di investimento nelle soluzioni informatiche».

L’analisi è di Mario Derba, Regional VP South Europe, Cloud Infrastructure Sales di Oracle, che al Sole24ore.com commenta in anteprima i risultati di uno studio su scala internazionale («Putting Cultural Transformation at the Heart of Cloud Success») sponsorizzato dalla stessa società californiana e realizzato da Coleman Parkes su un campione di 600 senior manager con poteri decisionali (fra Cio, Chief technology officer, responsabili della finanza, delle vendite e del marketing) attivi nell’area Emea. L’evidenza che emerge dalla ricerca è la seguente. Molte aziende europee stanno adottando le soluzioni cloud, ma quasi la metà è in difficoltà, dovendosi confrontare con l’aumento dei costi di integrazione delle stesse e con i vecchi “silos” di dati.

E il motivo di questa impasse è semplice: il 60% della spesa complessiva in tecnologia è generata da dipartimenti diversi da quelli It, il che rende difficile sfruttare pienamente i vantaggi dei servizi di computing nella nuvola. C’è inoltre un altro aspetto significativo del problema, e coincide con il fatto che la gran parte delle aziende continuano a finanziare i loro investimenti in tecnologie senza un allineamento preciso rispetto al potenziale di ricavi o di sviluppo che ne possono ottenere. In altre parole due manager su tre ammettono che i modelli di finanziamento It in essere nella loro azienda ostacolano l'innovazione tecnologica.

«Se si dice che la digitalizzazione è pervasiva, ma non si adegua la cultura gestionale dell’impresa – osserva in proposito Derba - non se ne sfrutta pienamente il potenziale a causa del distacco fra chi detiene il budget, chi decide come utilizzarlo e chi deve assicurare che le scelte compiute siano compatibili con la sicurezza e le performance dei sistemi It, e cioè il Cio. La ricerca, non a caso, mette in luce anche un fattore di resistenza al cambiamento che non si considera spesso, ovvero il processo con cui il cambiamento è finanziato all’interno delle imprese».

Per centrare l’obiettivo di sfruttare pienamente i vantaggi del cloud computing, i risultati dello studio suggeriscono dunque per le aziende la necessità di ripensare il modo in cui spendono i budget destinati alle tecnologie e di attuare, contestualmente, una trasformazione culturale. Allo stato attuale, infatti, il 33% dei rispondenti ammette che un modello di finanziamento It inadatto sta mettendo in difficoltà l’azienda, mentre un altro terzo del campione giudica la cultura informatica della loro organizzazione non adeguata all’era del cloud. Per contro, come dicono gli autori del rapporto, è molto significativo il fatto che il 70% dei manager interpellati dichiari che un nuovo modello di finanziamento per il cloud aiuterebbe a ridurre i costi.

La problematica affrontata nella ricerca rimanda direttamente al ruolo giocato dalle varie figure di management nel merito delle spese in tecnologia. Più di un terzo dei manager di area tecnologica oggetto di indagine (il 35%) crede infatti che l’aumento della spesa per soluzioni It da parte di altre linee di business (la cosiddetta “Shadow It”) sia un ostacolo e riduca la capacità del suo dipartimento di contribuire agli obiettivi di business. Addirittura il 95% crede che tale fenomeno sia una delle principali cause di complessità all’interno dell’organizzazione mentre per un terzo lasciare indipendenza alle linee di business nella gestione della loro spesa It porta a maggiori problemi di sicurezza, rende più difficile gestire i finanziamenti e riduce il controllo sui sistemi informatici di tutta l’azienda.

La soluzione al problema non è scontata. La ricerca conferma infatti come in molte aziende non ci sia una singola persona che abbia una visione completa di tutti gli investimenti tecnologici e tale mancanza rende difficile sviluppare e seguire una strategia cloud unificata. L’invito degli analisti è comunque chiaro: non si può continuare a mettere da parte il Cio, bisogna che questa figura sia parte integrante del team che guida le aziende nella loro trasformazione a un modello basato sul cloud, perché è allarmante rilevare come nel 66% delle realtà coinvolte dallo studio i Chief information officer controllino meno della metà del budget It complessivo. «Con il cloud – conclude Derba - è possibile innovare in modo molto più incisivo e più velocemente, ma solo un Cio moderno e pienamente in controllo dell’evoluzione tecnologica è in grado di garantire il coordinamento e l’equilibrio fra l’esigenza di cambiamento e l’effettiva apertura e stabilità di tutti i sistemi It che oggi governano la vita delle aziende. E in Italia, che vede il boom del cloud all’interno degli investimenti in tecnologie, l’ottimizzazione delle scelte di spesa è ancora più cruciale».

Per consultare il report completo: http://bit.ly/report_download

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