«Non bastasse la crisi, i progressi nella sfera dell’intelligenza artificiale e della robotica sembrano comprimere in maniera significativa la necessità di disporre di esseri umani per svolgere tante, e forse troppe, attività lavorative». L'83% dei lavori che costano meno di venti euro l’ora non scompariranno istantaneamente, ma dovranno sopportare un penoso periodo di transizione: lo sostengono in un rapporto dello statunitense Cea (Council of Economic Advisers).
Il fatto che i robot siano destinati ad essere solo la nostra brutta copia – lo dimostra l’umanoide Nadine, riproduzione ringiovanita della professoressa Nadia Thalmann, direttore dell’Institute for Media Innovation e coordinatrice del progetto che ha portato alla sua creazione – non deve farci dormire sonni tranquilli. La ricerca dei consulenti economici della Casa Bianca spiega che la dimensione dei fenomeni occupazionali e i relativi squilibri non sono da imputarsi «solo al sopravanzare delle spietate soluzioni digitali, ma impongono di tener contro che – a parità di capacità tecnologica – la differenza di situazione è dovuta alle diverse impostazioni istituzionali, culturali, politiche».
E la politica, in particolare, può giocare un ruolo fondamentale nell’incoraggiare e rilanciare la crescita produttiva, magari scommettendo su cybersecurity e privacy. È la tesi di Umberto Rapetto che la illustra nella sua rubrica «La pazienza di Job», online oggi sul canale lavoro del Sole 24 ore Job24.
(R.San.)
La pazienza di Job - Chi ha paura del robot cattivo? Per fortuna c'è Nadine...
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