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In azienda è il momento del lavoro a tempo e dell’interim management

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In azienda è il momento del lavoro a tempo e dell’interim management

Una rivoluzione che si trasforma in una vera opportunità sia per i lavoratori sia per le aziende. All’insegna del dogma della flessibilità e non solo di quello. Il lavoro temporaneo e l’interim management sono due facce, fra le tante, del cambiamento che sta interessando qualsiasi organizzazione, grande o piccola che sia, più sensibile al richiamo di fenomeni come lo smart working e il digitale o meno.Lo scenario che contestualizza queste due forme di collaborazione, come conferma un’indagine realizzata su scala globale da Page Personnel (multinazionale inglese attiva nel campo della ricerca e della selezione di professionisti) vede le aziende essere sempre di più interessate a collaboratori a tempo, che abbiano profili fortemente specializzati e con percorsi di studio di grande rilievo.

Nello specifico, sette lavoratori su dieci dispongono di un titolo universitario (laurea di Primo Livello, laurea specialistica o in gestione di impresa) e, particolare non trascurabile, anche durante il rapporto professionale la formazione è considerata fondamentale per il successo aziendale, sia dai dirigenti sia dai dipendenti. «Dalla nostra indagine – dice in proposito Tomaso Mainini, Managing Director di PageGroup – emerge come un’ampia maggioranza di manager aziendali, il 58% per la precisione, confermi di aver investito, o di essere comunque pronta a farlo, in attività di training dei propri manager temporanei, e questo perché considerano la formazione essenziale per il loro successo a lungo termine».

IL LAVORO DEI SELEZIONATORI
Recruiter che selezionano lavoratori in somministrazione o manager ad interim per portare a termine gli stessi compiti dei lavoratori a tempo indeterminato. Dati %

Il lavoro temporaneo, evidenzia in sostanza lo studio, sta crescendo quanto a numero di contratti in somministrazione sia in Italia, sia su scala internazionale, e si conferma una soluzione che aiuta le aziende a gestire picchi di lavoro affidandosi a risorse competenti ed altamente qualificate. Anche a livello di management. L’interim management, più noto in Italia con il termine «temporary management» (o anche contract management) è per l’appunto un servizio che permette alle aziende di affrontare situazioni di cambiamento di vario genere (fusioni o acquisizioni, passaggio generazionale, internazionalizzazione ma anche ristrutturazioni o disequilibrio finanziario) attraverso l’inserimento temporaneo di professionisti esterni cui sono demandate deleghe operative e gestionali ed obiettivi da raggiungere ben predeterminati. Di norma un progetto di questo tipo dura da sei mesi minimo a circa tre anni, in funzione della situazione di partenza e prevede un impegno del manager praticamente «full time».

La difficoltà che trovano i selezionatori di profili temporanei sono, come immaginabile, legati alla disponibilità di competenze adeguate per svolgere attività altamente specializzate. Nel Regno Unito, per fare un esempio concreto, quasi un’azienda su quattro dichiara di avere difficoltà per quanto riguarda il settore amministrativo e finanziario. In generale vivono simili criticità tutte le aziende che operano in settori in rapida evoluzione e che, per loro natura, necessitano di candidati con competenze molto specifiche e in costante aggiornamento.

Molto significativo è quindi il dato che vede circa i 2/3 degli interim manager e il 50% dei dipendenti con contratto di somministrazione oggetto di indagine percepire l’opportunità di cogliere un contratto temporaneo per dare un’accelerata alla propria carriera. «La nostra ricerca ha dimostrato - osserva ancora Mainini – come le aziende che assumono siano di gran lunga i principali fornitori di formazione sul posto di lavoro e questo porta a una conseguenza molto interessante: il personale temporaneo o ad interim soddisfa gli stessi bisogni dei lavoratori a tempo indeterminato».

LA VALUTAZIONE DELLA PROPRIA ESPERIENZA

Il 40% dei manager, nel dettaglio, sostiene di impiegare lavoratori in somministrazione o ad interim per soddisfare le stesse mansioni dei colleghi assunti con contratti tradizionali. Le percentuali più alte, guardando a questo parametro, si registrano in Belgio (55%), Italia e Spagna (49%), Brasile (48%) e Regno Unito (47%). Dallo studio, in conclusione, arriva una sorta di monito a favore della formazione, un elemento ritenuto essenziale nello sviluppo della carriera manageriale e per promuovere il coinvolgimento dei lavoratori, migliorandone la produttività e lo sviluppo professionale. Oltre la metà (il 52%) dei dipendenti censiti ritiene infatti di aver progredito nella propria carriera proprio dopo aver intrapreso un incarico temporaneo; ne sono convinti il 67% dei manager ad interim e il 47% dei lavoratori temporanei.

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