TOKYO – Bello vedere, in una fabbrica di automobili, un migliaio di operai sdraiati a terra, che poi si alzano agitando il pugno chiuso tra urla di slogan.
Non è un revival di agitazioni sindacali in stile anni ‘70 quello che è andato in scena nei giorni scorsi allo stabilimento della Nissan di Oppama, poco a sud di Yokohama. Niente sit-in di protesta: i lavoratori festeggiavano insieme al grande capo del gruppo, Carlos Ghosn, l’avvio della produzione di una nuova vettura ecologica, la Nissan Note e-power. Ghosn, in giubbetto da lavoro, assieme a tutti gridava a comando: «Gambaroooo!» (tradotto: mettiamocela tutta, diamo il massimo). Per chi non ci credesse ecco il video: (carlos-ghosn-lancia-nissan-note-e-power)
Pensare che se c’è un top manager autorizzato a tenere le distanze, a rinchiudersi in una torre d’avorio, ad assumere atteggiamenti da Marchese del Grillo («Io so’ io, e voi…») sarebbe proprio lui: credenziali manageriali impeccabili, status pubblico da star e potere personale sempre crescente. Oltre che Chief executive di Nissan e di Renault, diventerà a dicembre anche presidente di Mitsubishi Motors, di cui Nissan ha appena acquisito il 34 per cento. Arrivato in Giappone nel 1999 come proconsole di Renault per salvare la Nissan, si è acquisito una fama da duro e il soprannome di «Cost Killer». Eppure, evidentemente, mostra consapevolezza che tra i doveri primari di un generale c’è quello di motivare la truppa.
Alla cerimonia del lancio del nuovo modello, a Oppama, Ghosn ha parlato in giapponese. In sequenza, due operai gli hanno letto davanti una specie di proclama di orgoglio aziendale, ringraziandolo per averli messi in competizione con altre fabbriche giapponesi del gruppo in uno spirito di emulazione competitiva. Ha poi firmato una maglietta commemorativa. E si è unito agli slogan collettivi, come uno qualsiasi.
Proprio Mister «Cost Killer», insomma, evidenzia di considerare molto importante il fattore umano, al di là delle più difficili decisioni sulla vita aziendale e delle transazioni finanziarie o delle grandi strategie. La motivazione dei dipendenti, insegna, non è un optional, come invece tanti manager sembrano pensare in manifestazioni gratuite di arroganza anche quando, magari, le aziende che guidano vanno a rotoli.
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