Come può un buon manager diventare un ottimo manager? Secondo Jerome Chouchan, managing director del gruppo belga Godiva in Giappone (con responsabilità anche su altri Paesi dell’area) non si tratta di leggere più libri di management o di cimentarsi in estemporanee prove collettive di camminata sui carboni ardenti a piedi nudi. La chiave, a sua parere, è dedicarsi al Kyudo, la «via dell’arco»: ossia l’arte tradizionale giapponese del tiro con l’arco. Chouchan, nato a Parigi e soprannominato ormai «il samurai francese», ha scritto un libro intitolato «Target – Come Godiva è riuscita a raddoppiare le vendite in 5 anni» per argomentare sulle lezioni che si possono trarre per l’arte moderna del business da questa arte marziale antica.
Il suo libro, non a caso, è nato perché una casa editrice giapponese ha notato un miglioramento delle vendite di Godiva in Giappone e ha appreso che il capo era un appassionato di Kyudo. Ovviamente sono molti i riferimenti alla sua esperienza personale di habitué dell’Urakami Dojo di Denenchofu, alla periferia di Tokyo. E di persona che appena si alza alla mattina fa qualche minuto di pratica semplice con l’arco nel giardino della sua casa nel quartiere di Mejiro. Il riferimento autobiografico si estende alle letture : Chouchan rivela di essersi inizialmente interessato all’arco leggendo il libro di Eugen Herrigel «Zen in the Art of Archery » oltre 25 anni fa.
Chouchan spiega la grande differenza con le discipline europee dell’arco, dove conta il risultato, ossia l’accuratezza nel colpire il bersaglio. Nel Kyudo, invece, si tratta di sforzarsi di conquistare la giusta forma e attitudine del corpo e della mente e, come risultato, si colpirà poi il bersaglio. L’enfasi, insomma, è sul corretto processo, non sul risultato in sé, che poi ne diventa la conseguenza naturale: se la mente non raggiunge uno stato simil-zen e resta focalizzata sull’idea di colpire il bersaglio, insomma, allora il corpo non raggiungerà la forma e posizione ottimale e il bersaglio non sarà raggiunto.
È una filosofia, secondo Chouchan, che può servire da ispirazione per gestire business. I manager sono sempre sotto pressione per conseguire i risultati di vendita e di redditività come unica cosa che conti. Così tendono a focalizzarsi meno del dovuto sui processi preliminari, in quanto il focus è solo sul colpire il bersaglio. Ora che è diventato capo-area, Chouchan evita di incalzare i sottoposti con sollecitazioni ossessionanti top-down del tipo «quanto hai venduto oggi?», «bisogna fare di più» (ne ricorda l’aspetto, in passato, per lui ossessionante in senso negativo). Cerca invece di concentrare le energie del team che guida anzitutto su elementi come «abbiamo buoni prodotti ? Il servizio alla clientela è al massimo? Come possiamo migliorare?».
Il risultato, afferma, è che la squadra è più motivata e creativa: con la mente sgombra dall’ossessione pervasiva e permanente per il target, si finisce per raggiungerlo meglio. Insomma, la sua conclusione è: la filosofia e la pratica del Kyudo aumenta la performance aziendale. E rende anche meno greve l’ambiente di lavoro.
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