Nel gennaio 2016, un report del Word Economic Forum dal titolo The Future of Jobs and Skills spiegava che nella maggior parte dei settori, le dieci professioni più richieste dal mercato fino a dieci anni prima non esistevano. Non solo: calcolava come il 65% dei bambini che avessero iniziato nel 2016 le scuole elementari, avrebbero affrontato un lavoro che oggi nessuno conosce. Si tratta di un trend che nei prossimi anni subirà un’accelerazione, portando scuole, imprese e governi a dover collaborare per offrire un modello formativo il più possibile “futureproof”: a prova di futuro.
Un aspetto importante da considerare è che le competenze verticali e specifiche, per loro natura non sono futureproof. Le stesse competenze digitali, se considerate alla stregua dell’utilizzo di un software, un device o una piattaforma, hanno una data di scadenza che spesso non va oltre i 5-10 anni. Ecco perché numerose aziende, grandi e piccole, faticano a tenere il passo con l’innovazione digitale: pensano alla Digital Transformation come all’adozione seriale di piattaforme e strumenti.Saper smanettare e conoscere i segreti di uno smartphone o un tablet appena uscito, come mostrato nel divertente video Workmachine di questo articolo, è una competenza accessoria. Non fondante, né duratura.
Per fare un esempio gli stessi smartphone, strumento-icona del nostro vivere e lavorare quotidiano, potrebbero dirci addio entro un lustro, sostituiti da altri device di connettività aumentata o dall’ecosistema nascente dell’Internet delle cose. L’abilità digitale quindi, intesa come l’insieme di conoscenze specifiche che si riescono ad applicare a una professione, rappresenta solo una parte delle Digital Skills.
Essere “smanettoni” può rivelarsi utile, ma per acquisire un vero mindset digitale un manager deve imparare a fare altro: deve hackerare la propria resistenza al cambiamento. Ovvero, acquisire un insieme di atteggiamenti e abitudini che gli permetta di comprendere in profondità le logiche che stanno alla base delle nuove tecnologie. Un digital mindset evoluto, che possiamo definire maturità digitale. In moltissimi convegni aziendali si sente ripetere il mantra: «Le soft skill di ieri sono le hard skills di oggi». Bene, è giunto il momento di passare dalle convention ai fatti.
Ma dove dovrebbe partire un manager per migliorare la propria maturità digitale? Quali gli aspetti su cui aggiornare / rivedere / stravolgere le proprie abitudini? La seguente definizione di digitale, chiara e concisa, può offrirci degli spunti: «Il digitale è la tecnologia che trasforma la realtà da atomi a bit». Tra le innumerevoli conseguenze che ciò comporta, due sono particolarmente rilevanti per un manager:
1. Le barriere spaziali e temporali vengono abbattute.
2. La realtà diventa completamente tracciabile.
Il primo punto non rappresenta una novità: è anzi in linea con le innovazioni giunte dall’alba delle prime rivoluzioni industriali, dalle macchine a vapore e carbone in avanti. Già nel 1846 Charles Dickens, nel romanzo Dombey e figlio, scriveva: «La ferrovia ancora aperta era in costruzione; e, dal centro di tutto questo disperato disordine, si allontanava lungo la sua gloriosa rotta di civiltà e progresso». Nell’immaginario dell’epoca era chiaro come il treno rendesse il mondo più piccolo, in quanto diminuiva le distanze spaziali e quindi quelle temporali. La differenza è che il digitale non accorcia i tempi e le distanze, li fa evaporare: Internet permette connessioni ubique con chiunque e ovunque in tempo reale. Ogni individuo ha infinite opzioni di scelta, accessibili a distanza di un click. E questo comporta un’accelerazione continua in azienda, sulla possibilità di innovare e sfidare le innovazioni dei propri competitor.
Il secondo punto ci porta nel territorio dei dati digitali e dei Big Data. Da un punto di vista manageriale, significa disporre di informazioni che ci permettono di analizzare e interpretare situazioni complesse, in tempo reale. Reid Hoffman, fondatore di LinkedIn e tra i soci fondatori di PayPal, nel suo libro The StartUp of You, ricorda come spesso i manager che si vantano dei loro 10, 20, 30 anni di esperienza nel loro settore, in realtà possiedono un solo anno di esperienza. Ripetuto 10, 20, 30 volte. Questo oggi non è più possibile. Per potersi rinnovare costantemente e vivere la propria attività manageriale muovendosi come «la StartUp di se stesso» non basta acquisire nuove abilità verticali, bisogna evolvere la propria maturità digitale.
L’abilità digitale e le competenze verticali vanno possedute e gestite, ma mostrano inevitabilmente una data di scadenza. È la maturità digitale ad essere a prova di futuro.
* Digital Strategist e Senior Consultant, Newton Management Innovation
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