I cosiddetti «digital workplace», oggi, non sono più costituiti solo da manager e dipendenti ma anche da collaboratori che cooperano tra di loro nella conduzione di un progetto e da addetti interni all’organizzazione che interagiscono con clienti e partner esterni. Gli spazi di lavoro farciti di tecnologie sono in altre parole sempre più popolati da «soggetti virtuali» che non sono presenti in senso fisico ma che svolgono un ruolo importante nell’economia delle attività dell’impresa. Lo scenario inquadrato da una nuova ricerca condotta da Dimension Data («Digital Workplace Report: Transforming Your Business») su un campione di 800 aziende di 15 Paesi fa da sfondo per capire quali sono i cardini alla base dell’evoluzione, in atto da tempo, degli uffici tradizionali verso spazi di lavoro moderni.
Detto di una generalizzata consapevolezza circa lo stretto legame in essere fra le strategie di trasformazione digitale e il miglioramento dei processi di business, dalla ricerca spicca il dato che vede il 62% dei manager intervistati pronti ad accogliere soluzioni avanzate come i «virtual advisor» entro i prossimi due anni. Il 58% del campione, in particolare, si aspetta di cominciare a investire attivamente in tecnologie in grado di consentire l’implementazione di «assistenti virtuali». Cosa significa? Che non dovremo sorprenderci nel leggere di banche che si serviranno di «virtual teller» e bot integrati in applicazioni specifiche, che sfruttano per l’appunto i motori di intelligenza artificiale e le tecnologie di machine learning per rispondere a semplici richieste.
A detta di Krista Brown, Senior Vp dell’End-user Computing Group di Dimension Data, «le organizzazioni devono aumentare l’uso degli analytics per comprendere come queste tecnologie impattano sulle prestazioni di business e per sfruttarne le capacità come metro di valutazione per le tecnologie di workplace”. Gli ostacoli che potrebbero trattenere le aziende dall’implementare un ambiente di lavoro digitale e adottare nuovi stili lavorativi però non mancano, sono noti e sono sia di carattere culturale-organizzativo, sia di natura tecnologica.
«La complessità delle infrastrutture informatiche esistenti – ha osservato in proposito Brown - può costituire un ostacolo importante all’implementazione di nuovi strumenti di collaborazione e produttività per supportare modelli di lavoro flessibili. Le implementazioni di successo vengono raggiunte nel momento in cui la componente It lavora a stretto contatto con i responsabili delle linee di business». E fra le tecnologie più importanti a supporto dei «digital workplace intelligenti», la mobility è considerato l’elemento cardine per i moderni spazi di lavoro, a cominciare dalla possibilità (per manager e addetti) di utilizzare sia dispositivi aziendali che di proprietà all’interno del proprio ambiente lavorativo.
© Riproduzione riservata