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AEquacy: stop ai capi e alla gerarchia, nell’azienda serve…

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modelli di lavoro

AEquacy: stop ai capi e alla gerarchia, nell’azienda serve auto-organizzarsi

Si chiama AEquacy e viene definito come un nuovo modello di lavoro basato su una struttura radiale e paritaria di team auto-organizzati e coordinati tra loro. Un nuovo paradigma, in altre parole, che offre a tutti i membri dell’organizzazione la possibilità di prendere parte ai processi decisionali, condividendo idee, responsabilità e meriti. La peculiarità di questo modello? Superare i limiti della classica struttura gerarchica e di pari passo le dinamiche penalizzanti e difficilmente risolvibili che (lo dicono diversi studi in materia) questa determina.

L’idea di AEquacy è di Asterys, azienda globale di consulenza che progetta programmi dedicati alla leadership, all’executive coaching al cambiamento della cultura organizzativa. Giovanna D’Alessio, un passato da timoniere (era il 1998) di Yahoo! Italia e oggi Partner della società, spiega al Sole24ore.com, come AEquacy sia «un sistema operativo, composto da procedure e pratiche, rivoluzionario poiché supera i limiti dell’organizzazione gerarchica e crea le condizioni per cui singoli addetti e team possono esprimere il loro vero potenziale al servizio del valore creato per la loro azienda: lo abbiamo pensato e sviluppato perché le imprese, oggi, necessitano e richiedono maggiore collaborazione».

Non parliamo dunque di un software particolarmente avanzato e intelligente (AEquacy si appoggia comunque ad alcune piattaforme tecnologiche identificate in fase di sviluppo) ma di un sistema, per l’appunto, che punta ad eliminare gli effetti nocivi della burocrazia, dell'avversione al rischio, della mancanza di innovazione e dell’insoddisfazione delle persone che spesso affliggono le grandi organizzazioni. Se il 92% delle grandi aziende censite da Deloitte nel 2016 (con la ricerca «The New Organization: Different by Design») riteneva prioritario ridefinire il modo di lavorare non è quindi un caso. In quest’ottica, l'obiettivo dichiarato di Asterys è quello di accompagnare l’azienda in un cambiamento radicale di processi, struttura e cultura organizzativa attraverso la definizione di un modello agile, centrato sulla persona e il coinvolgimento del dipendente, pensato per aumentare il potenziale individuale e a livello di team, distribuendo nel gruppo le componenti manageriali e di leadership. Per vederlo applicato nelle aziende italiane, però, ci vorrà probabilmente ancora del tempo.

«All’estero – ha detto in proposito D'Alessio - sono diverse le realtà che lavorano con un modello auto-organizzato mentre in Italia non ve ne sono, salvo rarissime eccezioni. Se però negli Stati Uniti, a Londra e in Europa questo nuovo modello funziona, sono convinta che possa funzionare anche nel nostro Paese, nonostante vi siano evidenti limiti culturali che possono ostacolarne l’adozione». Quali? Soprattutto la presenza di una governance eccessivamente rigida e sotto il diretto controllo della proprietà, caratteristica tipica delle aziende padronali (anche se non tutte le imprese di questo tipo, come sottolinea la manager di Asterys, evidenziano questo limite).

AEquacy si propone dunque come uno strumento per intercettare la domanda di cambiamento dell’organizzazione, verso una struttura che punti su una maggiore responsabilizzazione di tutti gli addetti, su network di team collegati tra loro e in cui le decisioni non provengono dal volere del top management o di un diretto superiore, ma nascono attraverso un insieme condiviso di principi guida. Per questo il “sistema” agisce direttamente sulla cultura aziendale e combina la creazione di una nuova piattaforma valoriale adeguata ai dettami dell’impresa moderna con un metodo scientifico che ha il compito di ridefinire i processi e le regole del contesto.

Chi dovrebbe farsi carico di portarlo in azienda? Le chiavi di accesso “dirette” sono l’amministratore delegato, i direttori generali particolarmente illuminati o l’Hr manager, ma è tutta l'organizzazione a dover sperimentare e testare il modello. «C’è una componente di rischio circa l’efficacia del suo funzionamento – conclude D’Alessio - perché si tratta ancora di un modello sperimentabile, modificabile e che si aggiorna in modo prototipale. Con AEquacy, in ogni caso, non ci sarà un responsabile delle risorse umane, e neppure capi e controllori: il modello gerarchico non sta più funzionando, è un’era che sta finendo, e tornare indietro, se si sposa il cambiamento, è difficile».

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