Ricordo ancora quel pomeriggio grigio ed afoso ad Hong Kong, in cui per la prima volta avrei incontrato Elsie, una simpatica nativa di quella rumorosa e verticale città. Da poco HR Director di una ditta italiana con sede a HK, voleva capire qualcosa in più sugli italiani, lei che veniva da una cultura che sembrava raggomitolarsi sul proprio pensiero, con quell’apparente aria indifferente verso l’altro e uno sguardo determinato ad andare avanti. Fu così che mi pose la prima domanda di alto business (solo che lo capii dopo): «Sto per fare un viaggio in Italia per andare a trovare i miei colleghi della casa madre e mi chiedevo: quali regali potrei portargli?». Regali?! Ancora poco esperta sulle usanze cinesi le risposi che difficilmente in un business meeting si offrivano dei doni, salvo i soliti gadget (quante penne con loghi aziendali avete a casa?).
In realtà, stavo ragionando in maniera etnocentrica, ovvero in quel modo ponevo la mia cultura di appartenenza, quella italiana, al centro del sistema di pensiero e della conversazione con Elsie. Servono invece delle lenti ben precise per interagire con successo con un’altra cultura, a maggior ragione se così (apparentemente) lontana e differente come quella cinese. Nulla di più cruciale oggi che l’Italia sta avviando scambi commerciali sempre più rapidi e intensi con la Cina grazie alla nuova Via della Seta, il progetto di scambi commerciali su rete ferroviaria voluto da Xi Jinping. Quali sono, dunque, i punti di attenzione da tenere presente quando si interagisce in contesti lavorativi con i nostri colleghi asiatici?
Indubbiamente uno dei concetti più importanti da ricordare è quello di Guanxi, ovvero la «faccia» attorno a cui ruota il sistema di relazioni di gran parte delle culture asiatiche. Far «perdere la faccia» ad un cinese ridicolizzando ciò che ha appena detto- anche con un umorismo tutto italiano che altrove farebbe venire i crampi dalle risate - o smentendo la validità di una sua affermazione, è considerata una grave offesa capace di minare la solidità di un legame costruito con tempo e pazienza. D’altronde, come ha sottolineato Tom Doctoroff, CEO di J.Walter Thompson Asia Pacific, bisogna considerare che la «faccia» è l’equivalente del libretto di risparmio che i nostri nonni custodivano gelosamente sotto il materasso: è frutto di un investimento costante nel tempo e rappresenta un forte senso di sicurezza.
Un’altra nota da tenere bene a mente è l’importanza dello status e del rango. Se un italiano può sorvolare (neanche troppo...) sul fatto che gli sia attribuito rispetto solo grazie alla sua seniority professionale, un cinese lo considererebbe una mancanza di rispetto. Preferibile quindi chiamare una persona con il proprio ruolo se questo è elevato, ad esempio sostituendo «Mr. Chan» con «Director Chan», oppure accettare un biglietto da visita con un lieve inchino ed entrambe le mani come se fosse un prezioso dono.
Connessa all’importanza dello status è la rarità con cui un cinese dirà di «no», specialmente ad una persona di rango superiore. In un meeting con i vostri collaboratori cinesi, volete chiedergli a bruciapelo: «Vi è piaciuto il progetto che ho presentato?». Anche affermando che volete la loro «sincera opinione», difficilmente qualcuno esprimerà dissenso o proporrà molte idee. Lo stesso notai quando in un’aula di formazione tecnica sulla sicurezza il trainer chiese ai partecipanti, per lo più asiatici, se avessero capito. Tutti risposero un sonoro «Yes», salvo poi dimostrare il contrario in un’esercitazione pratica. Attenzione dunque a non interagire pensando che, vista la trasformazione dello stile di management occidentale verso l’espressione libera del proprio pensiero e una leadership diffusa, possiamo ottenere le stesse reazioni.
Le convenzioni contano tantissimo ed il bisogno di una guida e direzione chiare e concrete è altissimo per un lavoratore medio. Per un manager italiano in Cina, quindi, è certamente d’obbligo seguire i collaboratori con prossimità e vicinanza, fornendo continui rinforzi positivi, impartendo istruzioni precise e garantendo una formazione adeguata. E i regali? Dopo la prima conversazione con la mia amica Elsie, mi ripromisi di approfondire e capii che per un cinese è normale, durante un business meeting così importante, scambiare dei regali… sempre però che la scelta non crei una crisi diplomatica, come per la protagonista del nostro video...
* Consultant Newton Management Innovation Spa
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