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Chi fa esperienza all’estero ha una marcia in più

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Chi fa esperienza all’estero ha una marcia in più

Fare esperienze professionali all’estero, anche brevi, è importantissimo. Io penso che sia utilissimo anche da adulti, non solo durante gli studi universitari o appena terminato il percorso accademico. Perché? I motivi principali sono almeno tre: imparare ad adattarsi a culture diverse dalla nostra, imparare a valutare cosa serve per sopravvive e imparare ad uscire dalla propria zona di comfort.

Entrare in contatto e relazionarsi con culture diverse non è per nulla facile. Anche paesi molto vicino a noi - pensiamo a quelli nel bacino del Mediterraneo che magari distano meno di un paio d’ore di volo dall'Italia - hanno abitudini molto diverse dalle nostre. Pensiamo al cibo: in alcuni paesi pranzo e colazione, giusto per fare un esempio, rappresentano momenti importantissimi ai quali si dedica enorme attenzione e una grande quantità di tempo. Un altro pianeta rispetto ai nostri ritmi frenetici, con pause pranzo di massimo 45 minuti al bar sotto l’ufficio o addirittura alla scrivania. Imparare a capire le abitudini e i tempi di altre culture impone la necessità di adattarsi e di avere un occhio diverso anche verso il nostro quotidiano.

In futuro, non dimentichiamolo, lavoreremo sempre più in contesti internazionali dove nazionalità e culture diverse dovranno per forza integrarsi, capirsi e collaborare. E avere a bordo manager con queste capacità sarà sempre più fondamentale.

Trascorrere un periodo all’estero, poi, obbliga a fare due conti su quello che serve per sopravvivere. Un giovane dovrà capire quanto deve guadagnare per essere indipendente e dovrà imparare a far quadrare i conti. Un profilo senior, invece, dovrà correttamente valutare se una certa offerta economica risulta conveniente. Sulla carta, tantissimi vorrebbero andare a lavorare in Svizzera, in Inghilterra o in Austria. Ma quali e quanti costi comporta un trasferimento in quelle sedi? Sono sostenibili? Sono tutte valutazione che devono essere fatte prima di partire.

Uscire dalla propria zona di comfort, infine, significa acquisire abitudini nuove, modi di dire diversi e approcci differenti. Imparare una lingua nuova obbliga il cervello a rimettersi in moto, richiede tempo e molta attenzione. Oggi chi parla inglese in modo fluente perché lo ha imparato all’estero ha una marcia in più. E chi ha vissuto in Cina, in Asia, in Russia o in Germania e conosce perfettamente le lingue di questi Paesi ne ha probabilmente molte più di una sola.

* Managing Director di EasyHunters

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