Da oggi a lunedì prossimo Milano sarà capitale mondiale della moda. Forse lo è sempre, nella sostanza. Ma sicuramente le fashion week, quattro all'anno, servono ad accendere i riflettori su un settore dalla grandissima importanza economico-finanziaria per l'Italia (e la Francia): le sfilate sono solo la punta dell'iceberg. In questo caso si tratta delle collezioni donna (ma anche uomo, per chi ha scelto la formula del “co-ed”) pensate per l'autunno-inverno del 2018-19.
Dietro a molti dei 160 brand che saranno in passerella o presenteranno negli showroom ci sono aziende o gruppi quotati e alcuni hanno fatto notizia negli ultimi mesi e settimane intrecciando gli aspetti creativi a quelli finanziari. Parliamo di Moncler, in primis, che questa sera aprirà ufficialmente la settimana della moda milanese con un evento in cui presenterà le collezioni uomo e donna e il progetto Genius Building, tutto incentrato sulla creatività del marchio di piumini (e non solo) riportato al successo da Remo Ruffini.
I risultati 2017 verranno annunciati martedì prossimo, ma quelli dei primi nove mesi sono stati eccezionali: il fatturato è cresciuto del 16% a 737 milioni. Ciò che colpisce è la reazione della Borsa all'annuncio, mercoledì scorso, del nuovo progetto Genius Building. Una sorta di “premio a scatola chiusa”: i dettagli del progetto saranno svelati solo stasera, ma il titolo ha subito fatto un balzo. Sembra che il mercato abbia imparato a fidarsi della creatività di Moncler, il più importante asset intangibile di un'azienda che opera nella moda o nel lusso.
Quotare un'azienda di questi settori è un po' come quotare una squadra di calcio: nella maggior parte degli altri comparti legati ai consumi, di nicchia o di massa poco importa, il rischio esiste ma può essere minimizzato; per chi vende beni di moda e di lusso – per definizione superflui – eliminare il rischio è impossibile.
Bisogna scommettere sull'estrosità e capacità di stupire di un brand, come dimostra il caso Gucci (gruppo Kering): il progetto portato avanti dal direttore creativo Alessandro Michele in simbiosi con l'amministratore delegato e presidente Marco Bizzarri è basato su un'esplosione di creatività e “decorativismo”, nonché di collaborazioni, eventi speciali, nuove formule per il retail e strategie di marketing e comunicazione pensate per spiazzare clienti e concorrenti. Un progetto che ha attratto consumatori di ogni età e angolo del mondo e che ha portato praticamente ogni altro marchio del lusso a seguire l'esempio, quasi stordente, del duo Michele-Bizzarri.
Nel 2017 i ricavi di Gucci sono cresciuti del 45% a 6,2 miliardi, superando per la prima volta Hermès (anche se il confronto non è proprio omogeneo). L'utile operativo è andato oltre i 2 miliardi, salendo del 69%, con un'incidenza record sulle vendite del 34%. Ritmi da start up, non da colosso nato nel 1921 e parte di un settore considerato maturo come è il lusso: ora davanti a Gucci c'è solo Louis Vuitton, con ricavi 2017 che gli analisti di Bernstein stimano a 9,6 miliardi. Dietro alla maison fiorentina, tutti in passerella nei prossimi giorni, ci sono Prada, il gruppo Tod's, Ferragamo, reduci da un 2017 con crescite a una cifra e utili fortemente ridimensionati.
Oltre alla citata Moncler, ha ripreso a correre il gruppo Aeffe e continua a crescere a due cifre Cucinelli, che quest'anno festeggia 40 anni di “lusso puro”. Mentre altri tre nomi che hanno fatto e fanno la storia della moda italiana – Giorgio Armani, Ermenegildo Zegna e Dolce&Gabbana – saranno in passerella e continuano a essere corteggiati dalla Borsa, per ora senza successo: secondo l'annuale analisi sulle “quotabili” della società di analisi Pambianco, hanno da parecchi anni le carte in regola per un'Ipo.
Il 2018 potrebbe invece essere l'anno della quotazione di Furla, Versace e forse di Trussardi. Ma molto dipenderà da quell'asset intangibile e prezioso che è la creatività, di cui avremo un assaggio nei prossimi giorni a Milano.
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