Attentissimo osservatore di quello che succede nel mondo, su internet, nei tanti Paesi che visita per lavoro. Attentissimo ovviamente a quello che succede in Italia e a Solomeo, il piccolo borgo medioevale non distante da Perugia, in Umbria, dove Brunello Cucinelli ha costruito, in 40 anni, la sua azienda e dove tuttora vive. Osserva e cerca di capire, questo complicato e accelerato presente: gli serve, dice, come persona e come imprenditore del lusso, soprattutto da quando il marchio è diventato globale e deve intercettare lo “spirito dell’attimo”, in ogni mercato in cui ha aperto negozi o è distribuito. Allo stesso tempo, Cucinelli, come ha raccontato anche nella sua autobiografia (Il sogno di Solomeo, pubblico da Feltrinelli nel 2018) è da sempre alla ricerca di suggerimenti che vengano dai pensatori e filosofi dell’antichità.
Osmosi tra culture e mondi
Per capire e farsi capire, per parlare e ascoltare, Cucinelli ha invitato qualche settimana fa a Solomeo, che dista un’ora
circa da Perugia, alcuni dei protagonisti della rivoluzione digitale partita dalla California, che con la Silicon Valley è tuttora il cuore del cambiamento portato dalla diffusione di internet. Tra questi “turisti
che non t’aspetti”, c’erano Ruzwana Bashir, fondatrice e ceo di Peek.com, Jeff Bezos, fondatore, presidente e ceo di Amazon.com,
Dick Costolo, imprenditore, già ceo di Twitter, Reid Hoffman, co-fondatore e presidente esecutivo di Linkedin, Drew Houston,
ceo e fondatore di Dropbox, Lynn Jurich, co-fondatore e co-ceo di Sunrun, Nirav Tolia, co-fondatore di Nextdoor, mentre Marc
Benioff di Salesforce non era presente fisicamente, ma ha mandato una lettera aperta a tutto il gruppo. La presentazione della
collezione primavera-estate 2020 durante Milano moda uomo, è l’occasione per parlare con Cucinelli della sua idea di lusso e di contemporaneità e dell’esperienza appena fatta a Solomeo con «gli amici della Silicon Valley».
Una rivoluzione che va “governata” dall’umanesimo
«Tra gli amici che ho già incontrato varie volte in California ci sono persone che la rivoluzione digitale l’hanno vista arrivare,
in primis Jeff Bezos con Amazon, o che l’hanno cavalcata nel modo giusto, come i fondatori di Facebook. O ancora, che hanno
usato internet per cambiare non solo il modo di consumare, acquistare, vendere, lavorare e comunicare, ma anche di pensare
un’organizzazione aziendale – racconta Cucinelli –. Oggi sono tutti più o meno quarantenni, ricchissimi e consci del potere
che hanno. Potere economico e culturale: a tratti sembrano ancora increduli e forse un po’ spaventati. Non tutti sanno quale
può essere il passo successivo, quali responsabilità dovrebbero prendersi. Penso che siano i primi a essere consci del fatto che la tecnologia non ha un’anima e che corre il rischio di disumanizzare
tutti, persino i suoi creatori».
Un “simposio detox”
«Quando proposi a questi ragazzi della Silicon Valley di passare qualche giorno di primavera a Solomeo non dissi loro che
pensavo anche a un lungo week di “detox tecnologico”. Mi piace definirli gli umanisti di internet perché solo chi conosce
così a fondo il digitale come loro può vederne i lati oscuri e può limitare il rischio che ci siano effetti negativi sulle persone e sulle società, accanto agli innegabili effetti positivi che tutti conosciamo», racconta ancora Cucinelli nel cortile della sede milanese dell’azienda, uno showroom molto luminoso di recente ristrutturato
internamente per assomigliare sempre di più a una casa. «Allo stesso tempo so benissimo che le vite di Bezos e degli altri
sono intrise di tecnologia. Immagino case con domotica di ultima generazione, videoconferenze senza soluzione di continuità,
iper connessione senza tenere conto dei fusi orari. Per questo non ho proposto subito l’idea del detox tecnologico, ma speravo
che a Solomeo succedesse proprio questo».
Godersi l’Umbria e il piacere della conversazione
La speranza di Cucinelli si è rivelata fondata: «Non usare smartphone o altri gadget hi tech permette di abbandonarsi a piaceri
ed esperienze che una macchina, per quanto sofisticata, non conosce. Ritmi rallentati, capacità di osservare il paesaggio,
sentire profumi, ascoltare rumori e soprattutto le voci degli altri e la propria – sottolinea Cucinelli –. Per tre giorni ci siamo goduti la primavera di Solomeo, i suoi colori, odori, suoni. Abbiamo mangiato e bevuto e soprattutto conversato. Fin dal primo giorno non c’è stato bisogno di suggerirlo o chiederlo:
tutti hanno spento o persino lasciato di proposito in stanza lo smartphone, persino Jeff Bezos».
I sogni lunari del fondatore di Amazon
Qualche settimana fa Jeff Bezos ha detto che il suo sogno – sul quale è disposto a investire milioni se non miliardi – è di
costruire sulla Luna, per realizzare gli scenari dei libri di fantascienza in cui gli essere umani si trasferiscono dalla
Terra al suo satellite. «A Bezos ho detto che è un sogno stupendo, ma che forse potrebbe fare qualcosa anche per questo pianeta,
qui e ora. Le nuove generazioni lo hanno capito, dobbiamo prendere esempio da loro – aggiunge Cucinelli –. Non abbiamo un “pianeta B”, dobbiamo averne cura, anche se non abbiamo figli o nipoti. E’ una responsabilità di tutti e ciascuno di noi, miliardario o no, può fare qualcosa».
Congedo con regalo
Nella sua casa e nel suo ufficio di Solomeo, Cucinelli ha molti testi di filosofi e pensatori greci e latini e persino alcuni
busti. Jeff Bezos è stato attratto da quello di Adriano, forse il più illuminato degli imprenditori romani, al quale Marguerite Yourcenar ha dedicato forse il suo libro più bello, Memorie di Adriano. «Gliel’ho regalato, a Bezos, quel busto, ricordandogli che la sua grande intuizione, che si è trasformata nella sua enorme
fortuna e successo, è stata puntare sui libri. Gli ho anche citato una delle più belle frasi di Adriano, in realtà “immaginata”
dalla Yourcenar, ma assolutamente verosimile. La grande scrittrice francese fa dire all'imperatore “Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti
indizi, mio malgrado, vedo venire”. Spero che Bezos approfondisca la biografia di Adriano e che capisca quanto i libri, il sapere, possono fare per la Terra.
Poi, certo, se vorrà portarne qualcuno sulla Luna...».
La collezione e l’idea di lusso
Per la primavera-estate 2020 l’ufficio stile di Brunello Cucinelli ha creato una collezione che affina, per così dire, il paradigma del ben vestire contemporaneo, in equilibrio tra stile e comfort. C’è un’attenta commistione di tessuti, filati, fit. L’imprenditore è soddisfatto e continua
a sottolineare l’unicità dell’asse Firenze-Milano, soprattutto per la moda maschile: «Dopo quattro giorni di Pitti, ce ne
sono tre intensi qui a Milano: nessun altro Paese o capitale della moda ha un'offerta simile». Per Cucinelli in Italia occorre concentrarsi sempre di più sulle produzioni di fascia medio-alta e alta, le altre sono ormai
fatte in altri Paesi e zone del mondo. «Non ho mai creduto nell’idea di lusso accessibile. Non so ancora oggi, a distanza di anni da quando ne sentii parlare per
la prima volta, cosa significhi esattamente. Perché per me il lusso è uno solo ed è fatto di qualità estrema. Il che non esclude
altre possibilità. Anzi, molte persone fanno il famoso “mix and match”. Un marchio però deve essere coerente, perché i clienti
sanno andare oltre il prezzo, capiscono il valore, la “verità” di un progetto e di un percorso».
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