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Se a prendere decisioni aziendali fossero computer di ultima generazione, dotati della massima intelligenza artificiale ma completamente privi di quella emotiva, forse tante delle nostre piccole e medie imprese verrebbero considerate spacciate dall'onda lunga della globalizzazione, rinvigorita dalla rivoluzione digitale.
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Per fortuna a decidere sono le persone e quando riescono ad aprirsi con entusiasmo alla tecnologia, ma con altrettanto entusiasmo valorizzano il Dna di un'azienda, non c'è intelligenza artificiale che tenga: la sfida ai colossi del lusso è realistica.
«Siamo e resteremo sempre shoe specialist, come dicono gli americani – racconta Edoardo Caovilla, figlio del fondatore del marchio di calzature di lusso René Caovilla –. I nostri concorrenti però oggi sono i mega brand: anche quelli molto forti nell'abbigliamento o nelle borse hanno investito nelle calzature. Un mestiere difficile, che richiede un lungo percorso di apprendimento, ma i colossi del settore hanno ovviamente le risorse per imparare questo mestiere. A noi “piccoli” il compito di non spaventarci, di essere consci dei nostri punti di forza e di concentrare le risorse sui giusti progetti di comunicazione».
Per René Caovilla l'esempio più recente è la partnership con Chopard per creare un sandalo gioiello, in occasione del charity
gala della Naked Heart Foundation di Natalia Vodianova, modella e filantropa.
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«Il marchio ha oltre 80 anni di storia ed è conosciuto in tutto il mondo, anche grazie alle boutique che mio padre ha iniziato ad aprire e nelle quali a mia volta credo molto – aggiunge Edoardo Caovilla –. Investiremo inoltre nei negozi pop up, formula ideale per stabilire un contatto diretto con i clienti finali: nel 2020 ad esempio lo faremo a Pechino. Se è vero che i social network servono per informarsi, nel lusso i sensi restano importanti. Il colpo di fulmine per una scarpa Caovilla può scattare online, ma per innamorarsi bisogna vederla dal vivo».
Entro l'anno aprirà la prima boutique di Miami e la seconda a Hong Kong, dove troveranno spazio anche le sneaker. «Per noi il mondo sportivo, per intenderci, vale circa il 5% del fatturato e va bene così: i trend vanno cavalcati e quello dello sneaker dura da un po’. Ma esprimiamo al meglio creatività, artigianalità, esclusività in altri tipi di calzature». Destinata ad ampliarsi è la collezione di borse, conclude Edoardo Caovilla. «Lo sforzo maggiore sarà però nella ricerca, formazione e motivazione di giovani artigiani. Insieme ai clienti, che non vanno mai traditi, le persone che lavorano in azienda sono il nostro vero patrimonio».
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