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l’esercito iracheno entra a tikrit

È francese il bambino «boia» dell’ultimo video Isis. L’esercito iracheno entra a Tikrit

È in pieno svolgimento la controffensiva dell’esercito governativo iracheno per riconquistare Tikrit, la città natale di Saddam Hussein. Al decimo giorno di offensiva, i militari inviati da Baghdad, sostenuti delle milizie sciite vicine all'Iran, e le formazioni tribali sunnite filo-governative, sono penetrati nella città e hanno già riconquistato buona parte di un quartiere a nord-est, Qadisiya.Si tratta della prima avanzata all'interno della città da quando, a giugno, è caduta in mano all'Isis. I militari sono riusciti a issare la bandiera nazionale irachena sull'ospedale militare del quartiere. Minori invece i progressi nel settore sud e occidentale della città.

Martedì le truppe avevano conquistato la città di al-Alam, all'estremità settentrionale di Tikrit, spianando la strada all'attacco della città stessa. Al termine di diverse giornate di intensi bombardamenti e pesanti combattimenti nei villaggi circostanti, militari e milizie controllano adesso anche i sobborghi di al Hayakel, al Daiyoum, al Asry e al Sinai.

«La città - ha spiegato il ministro degli Affari provinciali di Baghdad, Ahmed Abdullah al Jubouri - è stata circondata dall'esercito iracheno e dalle forze sciite, costringendo alcuni combattenti dello Stato islamico a fuggire verso Huwaija», più a nord. L'avanzata è rallentata dalle mine, circa seimila mine anti-uomo piazzate dallo Stato islamico.

Stamane le truppe si sono dovute fermare, perchè finite sotto i colpi dei cecchini e per disinnescare gli ordigni esplosivi piazzati negli edifici o nascoste lungo le strade. Alla periferia occidentale della città, l'offensiva è stata fermata da un campo minato.

Tikrit è abitata da una maggioranza sunnita che in buona parte è ostile al governo di Baghdad, guidato dallo sciita Haidar al Abadi. Proprio il malcontento della popolazione locale aveva favorito nel giugno dello scorso anno la fulminea avanzata dell'Isis in questa regione, dove i jihadisti avevano trovato sostegno. L'arrivo delle milizie sciite, sostenute e guidate direttamente dai Pasdaran iraniani in questa offensiva, potrebbe quindi provocare nuove tensioni interconfessionali. Al Abadi, all'inizio dell'offensiva, una decina di giorni fa, aveva invitato le forze lealiste a non compiere violenze contro la popolazione civile, dopo che in altre aree riconquistate nei mesi scorsi erano state denunciate atrocità commesse dalle milizie sciite anti-Isis.

Dell’avanzata dell’esercito di Baghdad riferiscono solo fonti ufficiali irachene: le notizie, quindi, non hanno una verifica indipendente. Se per davvero il governo iracheno a guida sciita riuscisse a riconquistare Tikrit, si tratterebbe della prima grande città strappata ai jihadisti sunniti e darebbe slancio alla prossima, fondamentale tappa della campagna, la riconquista di Mosul. Nel contempo l’esercito iracheno avanza anche verso la città di Fallujah e sta cercando di liberare dal controllo dello Stato Islamico anche Ramadi.

Sarebbe francese il bambino «boia» dell’Isis
Intanto da Parigi arriva la notizia che sarebbero di nazionalità francese l'uomo e il bambino protagonisti di un orrendo video firmato dallo Stato Islamico, in cui il piccolo uccide con un colpo di pistola una presunta «spia del Mossad», il 19enne arabo israeliano Muhammad Musallam, che nel filmato afferma di essere stato reclutato e addestrato allo spionaggio dall’intelligence dello Stato ebraico. I servizi francesi - scrive l’agenzia Ap - affermano che i due sono stati identificati. Sono in corso indagini su possibili legami familiari con Mohamed Merah, il responsabile degli attentati contro una scuola ebraica e alcuni militari nel 2012 nel sud della Francia. Secondo gli investigatori, infatti, l'uomo che appare nel video accanto al bambino sembrerebbe il fratellastro di Merah. La sicurezza israeliana non ha, per ora, confermato l'autenticità del video. Il filmato dura 13 minuti e il ragazzo dice di essere stato incoraggiato ad uccidere dal padre e dal fratello maggiore. La famiglia di Musallam ha sempre negato che la presunta vittima fosse una spia.

Kerry: il Congresso autorizzi l’uso della forza
Mentre il segretario di Stato americano, John Kerry, ha chiesto ai membri del Congresso di fornire al presidente Barack Obama «i poteri di guerra», l'autorizzazione all'uso della forza militare contro l'Isis, in un «momento cruciale» nella battaglia contro gli estremisti sunniti, il numero uno del Pentagono, Ashton Carter, nel corso di un'audizione al Senato americano assicura che l’esercito degli Stati Uniti infliggerà allo Stato Islamico «una sconfitta definitiva».

Distrutto tempio sufi in Libia
I seguaci del Califfato, nel frattempo, si stanno accanendo contro il patrimonio culturale anche in Libia: qui alcune immagini, rilanciate dal Daily Mail, mostrano i miliziani mentre distruggono un tempio sufi in Libia a colpi di martello, mentre in altri scatti viene utilizzato un bulldozer.Non è chiaro a quando risalga la distruzione del tempio. I siti sufi, in particolare le tombe dei santi, sono già state obiettivo in passato di attacchi da parte di fazioni ultraconservatrici libiche. Nei giorni scorsi, dopo la distruzione di alcune statue nel musei di Mosul e nel sito di Hatra, si è diffuso il timore che i jihadisti possano profanare i siti archeologici libici, in particolare quelli greco-romani.

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