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Usa, il lavoro delude e allontana l’aumento dei tassi, balzo…

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i dati di marzo

Usa, il lavoro delude e allontana l’aumento dei tassi, balzo dell’euro

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Delude il dato sull’occupazione americana, e l’euro risale decisamente sul dollaro. Gli Stati Uniti, ha comunicato il Dipartimento del Lavoro, hanno creato in marzo solo 126mila posti, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 5,5 per cento.

Il dato è nettamente inferiore alle attese degli analisti, che scommettevano su 245mila posti ed è il più basso incremento mensile dal dicembre del 2013. Il settore privato ha creato 129mila posti, mentre quello pubblico ne ha tagliati 3mila. Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è sceso al 62,7% dal 62,8 per cento. Il Dipartimento del Lavoro ha rivisto al ribasso i dati di gennaio e febbraio, quando sono stati creati 201mila e 264mila posti di lavoro rispetto ai 239mila e 295mila precedentemente stimati.

Immediata la reazione dei mercati. Chiuse le Borse europee e Wall Street per le festività pasquali, è stato il mercato valutario a reagire in maniera assai brusca. L’euro infatti si è impennato dopo il dato sul mercato del lavoro e passa di mano a 1,10 dollari, dopo un top a 1,1011 dollari, pari a un rialzo di oltre l’1,1% sulla moneta americana.

Anche sul mercato obbligazionario non sono mancate le reazioni a un dato che segna la prima vera battuta d’arresto da mesi per l’occupazione americana. Il rendimento dei Treasury decennali è sceso di undici punti base, passando dall’1,92 all’1,81%, e il prezzo è salito in maniera speculare, segno che gli investitori sono tornati a comprare titoli di stato Usa di fronte alla prospettiva che il rialzo dei tassi possa slittare alla fine dell’anno o anche oltre.

«È un dato deludente - dice a Bloomberg Larry Peruzzi, di Cabrera Capital Markets - Non credo però che la Fed cambierà il tono dei prossimi comunicati. Prepariamoci comunque a un’apertura al ribasso dei mercati lunedì prossimo». I future sulla Borsa americana con scadenza a giugno in effetti sono in calo dello 0,8 per cento. «Un dato del genere - commenta David Donabedian dell’Atlantic Trust Private Wealth Management - è una perfetta scusa per vendere il dollaro. Gli investitori ora rivedranno il percorso di rialzo dei tassi Fed. Ma con il passare dei mesi vedremo un’economia americana in salute, con una crescita non spettacolare ma solida».

Il Governo americano minimizza il dato. «Il rapporto di marzo del dipartimento del Lavoro - osserva Karen Dynan, capo economista del Tesoro - è solo un singolo dato che fa parte di una serie molto volatile, tanto più che il maltempo e il blocco dei porti sulla West Coast hanno pesato non poco. I fondamentali dell’economia americana restano solidi e lo si vedrà nei prossimi mesi». I dati confermano almeno in parte questa interpretazione: ben 182mila persone sono rimaste fuori dal mercato del lavoro in marzo a causa del maltempo, contro una media storica di 141mila per questo mese. Si tratta dunque di 41mila persone in più.

Nella sua ultima riunione del 17-18 marzo scorsi la Banca centrale americana ha aperto a un rialzo dei tassi d’interesse, il primo dal 2006, ma ha precisato che questo avverrà «quando avrà visto ulteriori miglioramenti nel mercato del lavoro e quando sarà sufficientemente sicura che l’inflazione sarà tornata verso il suo obiettivo di medio termine del 2 per cento». L’unica certezza è che la stretta non avverrà in aprile. Ma ora aumentano le probabilità che il rialzo slitti all’autunno-inverno.

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