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Gli effetti collaterali del Qe. Draghi: così sono favorite le…

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il discorso al Fmi

Gli effetti collaterali del Qe. Draghi: così sono favorite le famiglie giovani

Il Qe è per i giovani, parola di Mario Draghi. Gli effetti della deflazione li penalizzerebbero oltremodo essendo debitori netti (se hanno un mutuo sulla casa, per esempio), mentre per la ragione opposta famiglie e individui più maturi, che possiedono maggiore ricchezza, si avvantaggerebbero vedendosela erodere meno da una inflazione azzerata. Il presidente della Bce, durante un intervento al Fondo monetario internazionale a Washington, in onore dell'ex direttore Michel Camdessus, ha espresso la sua soddisfazione per le misure di politica monetaria intraprese sotto la sua guida, anche se ha riconosciuto che una fase prolungata di politica monetaria accomodante non escluderebbe «effetti collaterali». Effetti che comunque possono essere «compresi e minimizzati».

Quindi, dal Quantitative easing all’europea un vantaggio per i giovani con il rovescio della medaglia, il rischio che i consumi in qualche modo fatichino a ripartire. Perché in particolare, ha sottolineato Draghi, in una società che tende all'invecchiamento, i tassi d’interesse bassi, che penalizzano i rendimenti, possono spingere ad accumulare risparmio proprio coloro che si avvicinano all'età pensionabile, delusi dalla scarsa rivalutazione degli asset previdenziali. Gli “anziani” finiscono quindi per non spendere quanto gli strateghi di Francoforte si augurererebbero. L’esatto contrario di quel che si vorrebbe per rilanciare l’economia dell’eurozona. E non solo. «L'aumento dei prezzi delle attività in conseguenza di nostri acquisti» potrebbero «beneficiare i ricchi in modo sproporzionato e quindi aumentare le disuguaglianze».

Questioni ancor più sentite «nel quadro di un'unione monetaria» eterogenea come l’eurozona. Anche se combattere la disinflazione abbassando i tassi di interesse, mossa sempre criticata per esempio dal numero uno della banca centrale tedesca, Jens Weidmann, ha, in compenso, «inevitabilmente un effetto distributivo, perché riduce il margine di interesse dei risparmiatori e abbassa l'onere del debito dei mutuatari», ha ribadito il presidente della Bce. In questo modo si favorisce la domanda aggregata, «incoraggiando imprese e famiglie a orientarsi verso decisioni di spesa, scoraggiando il risparmio eccessivo e incentivando così gli investimenti mentre si abbassa il costo dei finanziamenti».

Effetti collaterali a parte, la politica monetaria della Banca centrale europea si sta rivelando più efficace di quanto molti osservatori avessero previsto e non ha avuto finora le temute ripercussioni sulla stabilità finanziaria, ha detto ancora Draghi. «Se un lungo periodo di bassi tassi d'interesse porta inevitabilmente a una cattiva allocazione delle risorse, questo non porta necessariamente a minacciare la stabilità finanziaria», ha sostenuto Draghi, sottolineando che finora ci sono scarse indicazioni di «squilibri finanziari generalizzati».

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