Il Califfato ha conquistato la città di Ramadi e starebbe ora avanzando verso est, minacciando una base militare dell'esercito iracheno. Secondo quanto riferiscono testimoni oculari, gli jihadisti si stano avvicinando pericolosamente alla base di al Habbania dove si stanno concentrando i miliziani sciiti inviati da Baghdad per dar vita a una controffensiva. La base militare di al Habbania si trova a 30 chilometri da Ramadi sulla strada che porta a Baghdad. Dopo la presa di Ramadi da parte dell'Isis, i miliziani sciiti si stanno ammassando nella provincia sunnita di al Anbar per respingere l'offensiva jihadista.
Intanto in Siria Palmyra non è ancora fuori pericolo - le milizie jihadiste non si sono ancora ritirate, hanno lanciato una pioggia di razzi sulla città uccidendo cinque civili - quello che sta accadendo in Iraq è che Ramadi, città da 500mila abitanti, capoluogo dell’Anbar, la più grande provincia del paese a 112 chilometri a ovest di Baghdad, espone il Paese ad altri rischi di destabilizzazione. I gruppi paramilitari sciiti appoggiati dall’Iran hanno ricevuto l’ordine dal governo di Baghdad di riprendere la città a maggioranza sunnita.
In Iraq invece, e a Ramadi in particolare, sembra si stia replicando quanto già visto a Mosul nel giugno 2014: migliaia di civili in fuga - annuncia un portavoce del governo - che diventeranno inevitabilmente profughi.
La milizia sciita conosciuta come Mobilitazione Popolare (Hashid Shaabi) è stata cruciale per riprendere Tikrit due mesi fa, altro luogo simbolo del nord dell’Iraq e città natale di Saddam Hussein nonché altra roccaforte sunnita. Ma l’uso di paramilitari sciiti spesso finanziati dall’Iran non convince affatto gli Stait Uniti. In questo contesto interviene il Califfo - la voce di un messaggio audio diffuso stamane è attribuita ad Abu al Baghdadi che si dice sia stato gravemente fertio in un raid - e proclama: «Dopo Ramadi, libereremo Baghdad e Karbala» la città santa sciita irachena. Una situazione difficile da gestire.
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