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la crisi del debito

Schaeuble gela Atene: «Non posso escludere un default della Grecia»

Il tempo stringe e i toni non si ammorbidiscono, anzi. Prima è stato il Governo greco a minacciare di non pagare la tranche di giugno al Fondo monetario se non riceverà gli aiuti. Poi è stato il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, a rincarare la dose con una frase sibillina: «Dovrei riflettere molto intensamente prima di ripetere quanto dissi nel 2012, cioè che la Grecia non sarebbe mai andata in default». Tradotto, Berlino non esclude più un default di Atene. «La decisione democratica e sovrana del popolo greco - ha detto in un’intervista al Wall Street Journal e a Les Echos - ci ha lasciato in una situazione molto diversa» rispetto al 2012.

Il riferimento è alle elezioni dello scorso gennaio, che hanno portato al Governo Syriza e il suo programma fortemente ostile alle politiche di austerità imposte dalla troika composta da Ue, Bce e Fmi. Schaeuble ha anche bocciato l’idea, ventilata da Atene, che l’ultima, vitale tranche di aiuti da 7,2 miliardi sia erogata in più rate.

La doccia gelata del pomeriggio da Berlino era stata preceduta da una mattinata tutt’altro che tranquilla ad Atene. L’euro stamane ha aperto in calo rispetto al dollaro dopo che Nikos Filis, il presidente del parlamento greco appartenente a Syriza, ha detto alla tv Antenna 1 che la Grecia non farà un rimborso al Fondo monetario internazionale che scade il 5 giugno se non ci fosse nessun accordo con i suoi creditori per allora. Questa è la data della prossima tranche da 310 milioni di euro di pagamento al Fondo monetario internazionale - parte di 1,5 miliardi di euro che la Grecia deve al Fondo nel mese prossimo.

È abbastanza chiaro a tutti che la Grecia non ha i soldi per pagare senza un aiuto esterno visto che lo stesso premier Tsipras avrebbe mandato una lettera al direttore generale dell'Fmi avvisandolo che non aveva più fondi già per il versamento del 12 maggio che poi è stato pagato con un escamotage, usando le riserve greche presenti presso il Fondo. «Vi assicuro che se ci dovessimo trovare di fronte a un dilemma tra pagare un creditore che si rifiuta di firmare un accordo con noi e un pensionato, pagheremo il pensionato», ha detto il ministro del Lavoro Skourletis. «Spero che saremo in grado di pagare entrambi».

Le trattative intanto continuano. Secondo un documento di 20 pagine pubblicato dal giornale greco To Vima, un compromesso sarebbe stato proposto dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, pronto ad erogare fondi alla Grecia in cambio di un elenco di riforme. Bruxelles ha però smentito l'esistenza della proposta, che avrebbe ridotto gli obiettivi crescenti del surplus primario per il bilancio della Grecia, a partire da 0,75% del Pil quest'anno e in aumento al 3,5% nel 2017-2018.

Per raggiungere questi obiettivi, il documento presentato da To Vima prevede riforme, tra cui l'adeguamento dell'Iva in Grecia, una revisione delle pratiche di contrattazione collettiva nel mercato del lavoro greco, e il mantenimento della odiata tassa immobiliare Enfia, un prelievo molto consistente per le casse dello stato che però Tsipras aveva promesso di abolire durante la sua campagna elettorale all'inizio di quest'anno.

Naturalmente l'accordo taglierebbe fuori le erogazioni dell'Fmi (pari a 3,6 miliardi di euro) che non può dare crediti senza una «sostenibilità del debito», cioè o un aumento delle austerità o una riduzione del debito oggi al 178% del Pil, manovra che però gli europei non vogliono accordare per motivi di politica interna e timori di richieste simili da parte di altre paesi già sotto assistenza.In cambio di queste misure, il documento Juncker darebbe alla Grecia 5,2 miliardi di euro dai partner europei, meno dei 7 miliardi di euro che servirebbero a rimborsare i bond detenuti dalla Bce e in scadenza nei mesi di luglio e agosto. I bond sono stati acquistai dalla Bce di Jean-Claude Trichet nel 2010-2012 e nel mese di giugno e luglio vanno in scadenza.

Il primo ministro Alexis Tsipras vuole però un accordo finale, non un esborso parziale dei fondi. Il premier greco punta ad un accordo che ponga fine all'austerità e ripristini l'economia greca e non intende negoziarlo in due o tre fasi al fine di soddisfare gli obblighi a breve termine. Tsipras ritiene che gli accordi a breve termine creino una sorta di asfissia dell'economia greca e incertezza sui mercati danneggiando così maggiormente l'economia stessa. Di conseguenza un accordo parziale porterebbe più austerità. Il premier greco incontrerà la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande a margine del vertice Ue di domani a Riga. A loro Tsipras illustrerà di nuovo i gravi problemi di liquidità che il Paese si trova ad affrontare e chiederà, oltre ad un accordo unico, anche una soluzione politica per la questione del debito entro la fine di maggio.

Mentre il tempo stringe, le agenzie di rating si allarmano. Moody's ha messo in guardia dal «grave deterioramento» che coinvolge liquidità e accesso ai finanziamenti delle banche della Grecia e ha deciso di sottoporre in blocco il settore a «prospettive negative» sul rating. In un rapporto, l’agenzia aggiunge che essendo poco plausibile che le pressioni si allentino nei prossimi mesi, ci sono «elevate probabilità che vengano imposte restrizioni sui capitali e blocchi sui depositi».
Secondo Moody's dallo scorso dicembre della banche greche sono stati ritirati oltre 30 miliardi di dollari. Conseguentemente non fa che aumentare la dipendenza delle banche stesse dai finanziamenti della Bce, attualmente assicurati tramite il canale di emergenza Ela gestito dalla Banca di Grecia. Oggi la Bce ha aumentato di altri 200 milioni i fondi disponibili, portandoli da 80 a 80,2 miliardi. Secondo Moody’s i prestiti deteriorati, che si erano ridotti al 34,2 per cento a fine 2014, sono destinati a risalire al 38-40% per la fine di quest'anno a causa delle rinnovate difficoltà economiche.

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