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Spagna: tracollo del Pp, Madrid e Barcellona verso un sindaco di Podemos

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elezioni amministrative

Spagna: tracollo del Pp, Madrid e Barcellona verso un sindaco di Podemos

Se non proprio un terremoto, le elezioni amministrative di domenica in Spagna segnano la fine del bipartitismo Popolari-Socialisti, a lungo protagonista della politica iberica. Risveglio amaro per il premier Mariano Rajoy: il suo Pp, coinvolto in scandali ma anche artefice delle misure di austerità che stanno risollevando il Paese, è ancora al primo posto con il 27,02% ma ha perso oltre 10 punti rispetto alle precedenti elezioni. Il Pp perde in molte città (a partire dalla capitale Madrid, amministrata dai conservatori per oltre 20 anni) ed in molte regioni, dove se vorrà continuare a governare dovrà aprire a intese con altre formazioni, a partire dai liberali di Ciudadanos. Lunedì nero anche per i mercati: la Borsa di Madrid lascia sul terreno oltre 2 punti percentuali.

Nelle sue prime dichiarazioni dopo le elezioni Mariano Rajoy ha indicato che sarà il candidato premier del suo partito alle politiche di novembre nonostante il deludente risultato di ieri.

A Barcellona primo sindaco donna
Exploit confermato per Podemos, la formazione anti-austerità nata dal movimento degli Indignados, che è il primo partito a Barcellona. «È la vittoria di Davide contro Golia» ha gridato con la voce rotta dall'emozione alle centinaia di simpatizzanti di Podemos che l'acclamavano nella notte Ada Colau, da 4 anni icona modesta del movimento degli indignados di Barcellona, che nei prossimi giorni diventerà il primo sindaco donna nella storia della metropoli catalana. Per governare avrà bisogno dei voti dei socialisti e della sinsitra catalana, ma un accordo appare vicino.

La sinistra torna al potere a Madrid dopo 24 anni
Dopo 24 anni di maggioranza assoluta del Partido Popular, la sinistra può riprendere in mano anche il timone del comune di Madrid. Anche se Esperanza Aguirre ha vinto le elezioni municipali, con poco più del 34 per cento dei voti, la vera trionfatrice è stata la formazione guidata da Carmena, che ha raccolto circa il 31,8 per cento dei consensi, lasciando quindi la porta aperta ad un'eventuale coalizione con il Psoe, in terza posizione con il 15,3 per cento. «Credo che sarò il prossimo sindaco», ha affermato Manuela Carmena, candidata di Podemos per la coalizione «Ahora Madrid». L'ex giudice, 71 anni, è convinta che il cammino per diventare sindaco sarà «facile» con il sostegno dei socialisti.

Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha definito l’esito del voto come «il segno del cambiamento politico» e «l’inizio della fine del bipartitismo» in Spagna dove si sta vivendo «un cambiamento irreversibile» e preannuncia la sfida al Partito Popolare del premier Rajoy alle elezioni politiche di novembre.

Male anche i socialisti del Psoe, al 25,02%, due punti in meno rispetto al 2011, che in molti comuni potrà essere coprotagonista per formare coalizioni con Podemos. A Siviglia governeranno i socialisti, a discapito del Pp, mentre a Valencia i popolari, dove erano al potere da soli, dovranno aprire ad altre formazioni. Il voto ha anche sancito la sconfitto della sinistra di Izquierda Unida.

Smacco ai partiti tradizionali
Nati sulla scia dei movimenti di protesta degli Indignados, che hanno portato in piazza tantissimi persone durante la crisi economica, i nuovi gruppi locali ispirati a Podemos hanno puntato sulla lotta alla corruzione e alla disoccupazione la loro campagna elettorale. Migliaia di sostenitori di entrambi i partiti si sono riversati sulle strade di Madrid e Barcellona, per festeggiare.

«Ahora Madrid», l’alleanza guidata dalla 71enne giudice in pensione Manuela Carmena, si è piazzata seconda nella capitale alle spalle del Partito popolare, al governo, ma potrebbe ancora amministrare la città nel caso formasse un’alleanza con i socialisti, finiti terzi. «Ricorderemo tutto questo come qualcosa di speciale e straordinario», ha detto ai sostenitori nel centro di Madrid. Il leader del gruppo a Barcellona, Ada Colau, è una 41enne attivista salita alla ribalta delle cronache per la sua strenua difesa dei cittadini dagli sfratti. «In questa titanica lotta di Davide contro Golia», ha sottolineato, «abbiamo vinto perché abbiamo fatto cose incredibili con scarse risorse e il potere del popolo». Colau nel frattempo potrebbe essere attesa da un compito non semplice per formare una coalizione, visti i piccoli partiti rivali che potrebbero far fronte comune per metterle i bastoni tra le ruote. Per i suoi sostenitori, il risultato delle urne è stato comunque accolto alla stregua di un trionfo.

Il bilancio del voto
Pp e Psoe hanno riportato «uno dei peggiori risultati della loro storia», ha evidenziato Pablo Iglesias, a urne chiuse, «Questa primavera del cambiamento è irreversibile e ci porterà fino a novembre. Raccoglieremo la sfida di vincere le elezioni contro il Partito Popolare». Il leader di Podemos non ha però chiuso le porte a eventuali alleanze con altri partiti. «Abbiamo la mano tesa per negoziare con tutto il mondo», ha affermato, ma solo con chi mostrerà «tolleranza zero contro la corruzione», si batterà per difendere i diritti sociali e per «limitare le politiche dei tagli», avvertendo che, per potersi accordare con Podemos, chi ha imposto politiche di tagli e sacrifici dovrà compiere «un cambiamento di 180 gradi».

Al fianco dei gruppi di protesta di sinistra va segnalato anche il risultato elettorale del partito centrista, a favore di un'economia liberale, Ciudadanos, piazzatosi al quarto posto a Madrid e Barcellona. Come Podemos, ha promesso di combattere la corruzione e raddrizzare un Paese colpito da disoccupazione e tagli alla spesa. Ciudadanos sta conquistando elettori sia a destra sia a sinistra, promettendo riforme più moderate e favorevoli ai mercati, considerate meno allarmanti da investitori stranieri.

Il Pp ha vinto dodici delle tredici votazioni per i governi regionali ma ha perso le maggioranze assolute. Nel complesso, il suo gradimento è sceso di ben dieci punti percentuali, dal 37 per cento del 2011 all'attuale 27 per cento. Rajoy ha già avvertito che un'esclusione del Pp dal potere potrebbe far naufragare la ripresa economica della Spagna. «Gestiremo la nostra maggioranza con umità», ha detto uno dei leader popolari, Carlos Floriano, ai giornalisti, «la prossima sarà la legislatura del dialogo e degli accordi».

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