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L’Fmi lascia il tavolo greco: intesa lontana

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la crisi dell’eurozona

L’Fmi lascia il tavolo greco: intesa lontana

Nonostante incontri al vertice e segnali di disponibilità, la trattativa tra la Grecia e i suoi creditori si è d’un tratto arenata. Il Fondo monetario internazionale ha annunciato ieri all’improvviso che i suoi economisti inviati a Bruxelles per negoziare un accordo con Atene sono tornati a Washington. Si tratta nei fatti di un ultimatum nel tentativo di indurre il governo greco a rivedere le sue posizioni. Per tutta risposta, Atene si è detta pronta (ancora una volta) a trovare una intesa.

In una conferenza stampa negli Stati Uniti, il portavoce dell’organizzazione Gerry Rice ha spiegato: «Vi sono grandi differenze tra noi e la Grecia sulla maggior parte dei settori importanti. Negli ultimi tempi, non vi sono stati progressi nel ridurre le divergenze. Siamo ben lontani da un accordo». Con l’occasione, il Fondo ha detto ai suoi negoziatori di rientrare a Washington, mentre da mesi la Commissione, l’Fmi e la Banca centrale europea stanno negoziando con Atene nuovi prestiti pur di evitare il tracollo del Paese.

Nella serata di mercoledì qui a Bruxelles, il premier Alexis Tsipras aveva incontrato la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande. I tre avevano annunciato la volontà di intensificare le discussioni. Poi ieri, lo stesso Tsipras, nella capitale belga per un vertice euro-latinoamericano, ha visto anche il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. In questa occasione, l’ex premier lussemburghese ha esortato Atene ad accettare le condizioni dei creditori.

Esponenti comunitari hanno parlato di «ultima possibilità» per convincere Tsipras a un accordo. Pochi minuti prima, in una conferenza stampa con il presidente ecuadoregno Rafael Correa, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk aveva suggerito al governo greco di essere «più realista», affermando: «Non c’è più tempo per il gioco d’azzardo». Da Londra, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann aveva invece sottolineato: «Il rischio di fallimento sta aumentando giorno dopo giorno».

Negli ultimi giorni, alcune scelte negoziali di Atene hanno innervosito i partner europei (si veda Il Sole 24 Ore di mercoledì). I nodi dell’accordo - che dovrebbe sbloccare 7,2 miliardi di euro, indispensabili a un paese sull’orlo del fallimento - sono gli obiettivi di bilancio, la riforma del sistema pensionistico, la revisione del diritto del lavoro. La decisione del Fondo è giunta inattesa, ma non è sorprendente. Da tempo, l’Fmi era infelice del modo in cui le trattative si stavano sviluppando.

Molti Paesi-azionisti dell’organizzazione non sono d’accordo all’idea di dare nuovi soldi alla Grecia, soprattutto in assenza di una ristrutturazione del debito che i partner della zona euro non sono pronti (per ora) a concedere. Nel lasciare il tavolo delle trattative, il Fondo mette la Grecia con le spalle al muro. Agli europei, seccati quanto il Fondo, la mossa fa comodo. Vincolati dalla necessità di dimostrare una solidarietà (almeno di facciata), i partner dell’Eurogruppo non possono permettersi una scelta simile.

Con la sua mossa, il Fondo sta quindi facendo il gioco anche dei creditori europei della Grecia. Ieri sera, dopo la presa di posizione dell’Fmi, Atene si è detta pronta in un comunicato a trovare una intesa «entro le prossime ore», citando il buco nelle finanze pubbliche e la sostenibilità del debito. Primo segnale di ammorbidimento in vista di un accordo? Difficile da dire. Lo sguardo corre al prossimo Eurogruppo del 18 giugno, a cui parteciperà comunque il direttore generale dell’Fmi Christine Lagarde.

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