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Grecia, la Bce salva ancora le banche. L’ala dura di Syriza…

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LA CRISI DI ATENE

Grecia, la Bce salva ancora le banche. L’ala dura di Syriza contro il piano Tsipras

La Bce ha alzato la liquidità d'emergenza (Ela), fornita dalla banca centrale greca agli istituti ellenici, a circa 89 miliardi di euro. È la seconda volta in due giorni e la quarta negli ultimi sette, a conferma di come la fuga dai depositi abbia ormai lasciato a secco le casse delle banche elleniche. L’aumento di oggi dell’Ela, secondo fonti bancarie, vale poco meno di un miliardo di euro. Il consiglio direttivo si è consultato in conference call ieri sera al termine del vertice dei capi di Stato della zona euro e se necessario tornerà a farlo. La liquidità dell'Ela era stata portata la scorsa settimana a circa 86 miliardi, tetto ulteriormente ampliato ieri di due miliardi alla riapertura degli istituti di credito.

Negli ultimi giorni la corsa agli sportelli ha subìto un’accelerazione, di pari passo con le difficoltà nei negoziati tra governo ed ex troika. Solo la scorsa settimana sono stati ritirati tra i 4 e i 5 miliardi, un livello insostenibile per il sistema bancario greco.

Il «bancomat» dell’Eurotower tiene dunque in vita le banche e l’economia greca, in attesa che l’Eurogruppo di mercoledì e poi il vertice dei capi di Stato e di governo di giovedì e venerdì giunga a un accordo.

Intesa che tuttavia deve passare attaverso il Parlamento greco, un passaggio che si annuncia piuttosto complicato. Secondo il vicepresidente del Parlamento, Alexis Mitropulos, la nuova proposta di riforma presentata dal premier greco, Alexis Tsipras, ai creditori internazionali, potrebbe non essere approvata dall’assemblea. «Ritengo che questo programma, come lo vediamo ora, verrà difficilmente approvato dal Parlamento», ha sottolineato Mitropulos.

Dopo il summit di emergenza di ieri sembra più lontana la possibilità di un default per Atene poiché la nuova proposta è stata accolta dai partner della zona euro come una buona base per una possibile intesa.

Eletto a fine gennaio con una campagna basata sulla fine del programma di austerità imposto dai creditori internazionali, il leader di Syriza deve assicurarsi l'appoggio dei parlamentari del proprio gruppo per far passare eventuali nuove misure di politica economica e fiscale. In caso contrario, sarà costretto a cercare l’appoggio di altri partiti, come To Potami, forza europeista di centro-sinistra, con il rischio però di un cambiamento di maggioranza in Parlamento.

Il Governo è consapevole del rischio e mette in guardia il Parlamento che la mancata approvazione del pacchetto potrebbe portare alla dissoluzione dell’esecutivo e ad elezioni anticipate. Parlando alla tv nazionale Gavriil Sakellaridis, portavoce del Governo greco, ha infatti affermato: «Se l'accordo non ottiene il via libera dai deputati della maggioranza, il Governo non può più esistere». Sakellaridis ha lanciato un appello «al senso di responsabilità» dei parlamentari greci. Syriza conta su 149 dei 300 seggi all’interno del Parlamento greco a cui se ne aggiungono altri 13 del partner di coalizione Anel (Greci Indipendenti), partito nazionalista e anti-euro.

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